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Online foto e video privati delle donne che protestano, così il Myanmar mette a tacere gli oppositori

Da quando nel Paese si è creata una opposizione clandestina al regime, la repressione è continua e così anche la pratica di pubblicare informazioni private su qualcuno come forma di punizione. Nei confronti delle donne però, questo quasi sempre significa attacchi a sfondo sessuale.
A cura di Antonio Palma
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Informazioni sulla vita privata dei cittadini diffuse online ma anche foto e video hot privati pubblicati su chat e gruppi social per screditare chi critica, così il regime birmano mette a tacere gli oppositori in Myanmar da quando i militari sono saliti al potere col colpo si stato che ha spazzato via il governo legittimamente eletto guidato dalla leader civile Aung San Suu Kyi. Secondo quanto ha ricostruito una inchiesta della Cnn, infatti, sono migliaia le donne politicamente attive nel paese che sono state vittime di Doxing, la pratica di diffondere pubblicamente online informazioni personali e private, ma anche di veri e propri abusi con la diffusione di foto intime e private.

Da quando nel Paese si è creata una opposizione clandestina la repressione è continua e così anche la pratica di pubblicare informazioni private su qualcuno come forma di punizione o vendetta. Nei confronti delle donne però, questo spesso o quasi sempre significa attacchi a sfondo sessuale spesso associati a immagini sessuali esplicite e riprese video atti a caricare contro di loro un odio sessista. Un modo non solo per colpire i diretti interessati ma anche le loro famiglie con lo stigma sociale.

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Secondo l’inchiesta giornalistica, che ha raccolto anche dati offerti dalle Ong che lavorano in Myanmar, gran parte di queste operazioni avvengono via Telegram, uno dei pochi canali rimasti aperti dal regime dopo la presa del potere del generale Min Aung Hlaing. Nelle varie chat e canali pro-militari, circolano infatti centinaia di video e immagini sessuali di donne accusate di avere opinioni a favore della democrazia e altre centinaia che, pur non avendo nessun contenuto esplicito, vengono postate con commenti e termini sessuali per raggiungere lo stesso obiettivo di screditare la vittima.

In generale il rilascio di nomi e indirizzi privati di donne anti regime è all'ordine del giorno. La conferma arriva anche da una inchiesta di Myanmar Witness che ha esaminato più di un milione di post su Telegram. "Abbiamo visto che circa il 90% dei post offensivi sono opera da canali che sembrano essere pro-militari o di gruppi ultra-nazionalisti… con obiettivo le donne pro-democrazia” spiega l’organizzazione per i diritti umani.

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Quando nomi e foto vengo pubblicati, inoltre, basta poco tempo prima che le vittime vengano ricoperte di insulti e molestie a sfondo sessale di ogni tipo. Secondo molti attivisti locali, anche se non c’è un ordine preciso e noto del regime, è chiaro che sia una strategia per convincere le donne a censurarsi.

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