Ong denuncia: “L’Arabia Saudita pronta a decapitare e crocifiggere un ragazzo”
Verrà decapitato e il suo corpo verrà crocifisso: è la tremenda fine che farà tra qualche ora un giovane di 21 anni dell'Arabia Saudita, giudicato colpevole di aver preso parte a una manifestazione contro il regime quando era ancora minorenne. A rendere nota la terribile condanna comminata al ragazzo sono stati attivisti sauditi e l'Ong britannica Reprieve che si batte contro la pena di morte.
Il giovane si chiama Ali Mohammed al-Nimr; venne arrestato nel 2011, nel pieno delle cosiddette "Primavere Arabe" durante una manifestazione indetta dagli sciiti a Qatif, nella provincia orientale sauditi. Organizzato di essere membro di un'organizzazione terroristica, il 17enne venne costretto a confessare reati che – secondo l'Ong – non ha mai commesso (e che comunque in nessun caso ne motiverebbero la pena di morte). "Ali è stato torturato e costretto a firmare una falsa confessione. Questa è stata l'unica prova intentata contro di lui. E' stato poi condannato a ‘morte per crocifissione'". Tra i reati di cui è accusato Ali c'è quello di aver utilizzato il proprio blackberry per convocare manifestazioni contro il regime.
Secondo i familiari in realtà il giovane paga l'essere il nipote di un influente sceicco della zona, molto noto per la sua militanza contro il governi sunniti in Arabia Saudita e a sua volta incarcerato e decapitato diversi anni fa. Il nipote stava partecipando a una manifestazioni di solidarietà con lo zio quando è stato arrestato: il processo nei suoi confronti si è svolto senza che Ali potesse godere dell'assistenza di un avvocato: quando ha sollevato il problema delle torture i giudici si sarebbero rifiutati di dargli credito. Reprive ha organizzato una raccolta firme online per chiedere in extremis l'annullamento della condanna a morte. L'Arabia Saudita è uno dei più stretti partner italiani.