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Ondate di cause per focolaio di Ischgl, il villaggio da dove il coronavirus si è esteso in Europa

L’Associazione per la protezione dei consumatori austriaca ha lanciato le prime cause per risarcimento danni contro le autorità di Vienna per aver gestito male il contagio da coronavirus a Ischgl, la località sciistica alpina all’origine di migliaia di infezioni. Secondo l’accusa, le autorità austriache si sarebbero piegate agli interessi dell’industria turistica della zona senza mettere in atto misure di contenimento del contagio.
A cura di Antonio Palma
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L’Austria rischia una ondata di cause per risarcimento danni con l’accusa di non aver saputo gestire la situazione del focolaio di contagio da coronavirus a Ischgl. la località sciistica alpina all'origine di migliaia di infezioni in tutto il mondo nella prima fase della pandemia e indicata per questo come uno dei "super diffusori" del contagio in Europa. A muoversi per ora è l'Associazione per la protezione dei consumatori austriaca che, dopo aver raccolto le segnalazioni di alcuni dei presenti nel resort e poi contagiati, ha presentato quattro cause civili contro il governo di Vienna ma altre realtà, gruppi e singoli sono pronti a fare altrettanto ritenendo l’atteggiamento delle autorità austriache assolutamente non adeguato al pericolo che era incombente.

Le quattro richieste di danni riguardano per ora un cittadino austriaco e tre tedeschi ma la loro scelta di agire per vie legali potrebbe ora aprire la strada a una class action a cui potrebbero aderire circa un migliaio di persone tra quelle risultate positive al coronavirus dopo aver visitato Ischgl nei mesi di febbraio e marzo. Si era infatti proprio nel pieno della pandemia mondiale quando la esclusiva località turistica, considerata la Ibiza delle Alpi, accoglieva ancora migliaia di persone senza alcun tipo di controllo o misura anti-contagio tra le affollate piste.

Un comportamento che, secondo molti giornali austriaci e associazioni locali, avrebbe scatenato un focolaio tra i turisti che poi avrebbero portato il virus in altre zone d'Europa. Gli stessi turisti che ora chiedono un risarcimento per i danni. La Vsv ha rivelato infatti di essere stata contattata da 6mila persone di 45 Paesi diversi, l'80% delle quali è risultata positiva dopo il ritorno dal resort, e almeno 32 delle quali sono morte. L’accusa è sempre la stessa già avanzata nel marzo scorso quando l'intera valle di Paznaun è stata isolata e dichiarata zona rossa ma solo dopo la fuga incontrollata degli ospiti e del personale degli alberghi. Le autorità austriache si sarebbero piegate agli interessi dell'industria turistica della zona di Ischgl per salvare la stagione prima del lockdown senza mettere in atto misure di contenimento pur sapendo di casi di positività.

"Quando parliamo di gestione delle partenze, il cancelliere Kurz è probabilmente colui che ha creato il caos", ha dichiarato il presidente dell'associazione, Pete Kolba, aggiungendo: “ha rivelato che sarebbe accaduto qualcosa e creato una situazione impossibile per la polizia". Secondo Kolba, già il 7 marzo le autorità avevano elementi sufficienti per avvisare i turisti in arrivo della situazione, ma non lo fecero. Inoltre, dopo l'imposizione della quarantena, registrarono i dati di appena 2.600 dei 10mila stranieri cui chiesero di lasciare l'Austria. Per questo i querelanti chiedono risarcimenti fino a 100mila euro ciascuno alle autorità federali austriache. In precedenza 2500 turisti contagiati avevano già fatto causa contro le autorità tirolesi e la Repubblica d’Austria per gravi negligenze.

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