Omicron, altro che raffreddore: in Spagna 1/4 dei letti terapia intensiva occupato da malati Covid
Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez nei giorni scorsi ha annunciato che è tempo di pensare a un nuovo paradigma: "Dobbiamo valutare l'evoluzione del Covid verso una malattia endemica", ha dichiarato, anche se non è chiaro come e quando ciò sarà realmente possibile. Come molti altri leader europei, anche quello iberico sembra intenzionato a lasciar circolare il virus senza imporre nuove restrizioni, nella convinzione che Omicron causi una malattia più lieve delle varianti che l'hanno preceduta. Ma qual è la situazione negli ospedali spagnoli? Tutt'altro che rosea e ben diversa da quella che si avrebbe con una semplice influenza stagionale: mai infatti erano stati raggiunti livelli altrettanto alti di ricoveri dall'inizio della campagna vaccinale, soprattutto nelle comunità delle Canarie, Navarra, Paesi Baschi, Aragona e Cantabria. Cresce di giorno in giorno anche l'occupazione nelle unità di terapia intensiva: in 26 province è stata superata la soglia del 25% dei posti letto occupati dai pazienti Covid.
Come nel resto d'Europa a fare la differenza anche in Spagna sono state le vaccinazioni: nel corso della terza ondata, proprio ora un anno fa, negli ospedali spagnoli c'erano oltre 27mila pazienti Covid nei reparto di area medica e circa 5mila in quelli di terapia intensiva. Ora, nonostante le infezioni siano più del triplo di quelle di un anno fa, ci sono 14mila pazienti in area medica e 2mila in rianimazione. La percentuale di contagiati che peggiorano e finiscono in ospedale è oggi sensibilmente più bassa. Ci sono tuttavia delle eccezioni, come le regioni sopra citate in cui i ricoveri sono oggi superiori anche rispetto a un anno fa.
Insomma, se è vero che la variante Omicron causa una malattia più lieve, è altrettanto vero che la mole di contagi sta mettendo in crisi il sistema sanitario spagnolo. Come sottolinea Antoni Trilla, epidemiologo dell'Hospital Clínico de Barcelona: "Quando c'è un numero così alto di infezioni, non importa quanto sia grave la malattia, perché essa rimane complessa da gestire".