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Okinoshima, l’isola dove è vietato l’ingresso alle donne

Sita a sud dell’arcipelago del Giappone, Okinoshima ospita un tempio shintoista da cui dipendono le regole particolari per l’accesso all’isola.
A cura di G. L.
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L'Isola di Okinoshima (credits to Washi Tabi)
L'Isola di Okinoshima (credits to Washi Tabi)

In un’epoca in cui la parità di genere è diventata un obiettivo di primaria importanza, sentir parlare di un luogo non accessibile alle donne può suonar strano. Specie se ciò accade in quella porzione d’Asia che siamo oramai abituati a considerare parte integrante dell’Occidente, spesso presa ad esempio per le sue capacità di organizzazione e la civiltà dei suoi cittadini. Si parla del Giappone. Nell’efficientissimo Paese del Sol Levante, difatti, la parità tra i sessi non è ancora del tutto radicata a causa di ragioni culturali ma, stavolta, la questione non nasce dai problemi di affermazione delle donne nella società ma dallo shintoismo, la religione tradizionale giapponese.

Il luogo più nascosto del mondo

Okinoshima è una piccola isola della prefettura di Fukuoka sita nella parte meridionale del Giappone. Guardandola dall’altro, è possibile rendersi conto non solo delle sue dimensioni davvero ridotte (la sua superficie è inferiore ad un chilometro quadrato) ma anche della sua posizione nel mare, compresa tra le isole maggiori dell’arcipelago nipponico e la penisola coreana. I Giapponesi considerano Okinoshima come un luogo da tenere nascosto dal resto del mondo. Anche i dettagli della tradizionale visita pubblica del 27 maggio sono coperti da segreto.

Per queste ragioni, anche se, nel 2009, l’isola è stata proposta per l’iscrizione nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, è difficile che le rigide regole sull’accesso alla stessa possano cambiare e che i turisti possano accedervi. A tutt’oggi, l’intera popolazione dell’isola è costituita unicamente dal guardiano del tempio che si trova sulla stessa.

C’è il rischio di essere trasformati in pietra

Secondo la cultura shintoista, la restrizioni di genere sull’approdo all’isola dipendono da una credenza popolare in base alla quale le donne che dovessero avvicinarsi all’Okitsu-gu, il tempio dell’isola, andrebbero incontro alla pietrificazione. Altri credono che c’entri il ciclo mestruale, che potrebbe contaminare il luogo sacro. Sull’isola è, infatti, vietato portare oggetti non sacri e, visto che la cultura giapponese considera il sangue un elemento impuro, non è difficile credere cha questa sia la ragione del divieto.

In ogni caso, anche i 200 uomini cui viene concesso il permesso di recarsi a Okinoshima ogni anno devono sottoporsi ad una cerimonia ufficiale di purificazione del corpo prima di poterla visitare. Il rituale va compiuto senza vestiti e prevede lavaggi a base d’acqua gelata e preghiere di gruppo. Una volta messo piede sull’isola sacra, bisogna mostrare il massimo rispetto: non è possibile portare via dei souvenir né è possibile parlarne fino a quando ci si trova lontano dalla stessa.

Un’isola divina

L’intera isola è considerata una divinità (kami) dalla religione shintoista. Il tempio che si trova su di essa risale al XVII secolo ma gli storici ritengono che sia l’isola sia stata frequentata a partire dal 900 d.C., visti i reperti ritrovati, appartenuti soprattutto a monaci e marinai. Questi ultimi erano soliti lasciare delle offerte per il kami, come oro o artefatti, per augurarsi la benevolenza dello spirito nelle missioni commerciali e diplomatiche. Oggi, i reperti sono parte del tesoro nazionale del Giappone.

Da sempre l’accesso è vietato alle donne e consentito solo ai monaci e a coloro che vengono selezionati per la visita annuale. A capo della comunità shintoista che si occupa dell’isola sacra, c’è il monaco Takayuki Ashizu. In una recente intervista al Japan Times, Ashizu ha dichiarato che l’ingresso dell’isola di Okinoshima e dei siti religiosi annessi nella lista del Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco sarebbe un onore ma ha anche affermato che ciò non porterebbe ad un cambiamento delle regole tradizionali. “Le persone non dovrebbero visitarla per curiosità”, sostiene Ashizu.

Per questo, in caso di accettazione della domanda di iscrizione da parte dell’Unesco, il governo della prefettura di Fukuoka sta studiando una soluzione, come la costruzione di una struttura che consenta ai turisti di saperne di più su Okinoshima senza mettere piede sull’isola.

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