Occupy Chicago, esplode la protesta contro il vertice NATO
Mentre gli hacktivist di Anonymous tentanto di oscurare i siti istituzionali collegati alla NATO e pare siano già riusciti a oscurare il sito della polizia di Chicago, migliaia di persone affollano le strade della città dell'Illinois per protestare contro il vertice e, in generale, contro una politica sempre più influenzata dallo strapotere finanziario, dalle élite e dalle corporation. Gli scontri con la polizia sono ordinaria amministrazione, così come gli arresti che – dopo due giorni – arrivano a quota 60. Intanto, nelle stanze dei bottoni, indifferenti alla protesta che pur si dispiega in lungo e in largo i giro per il pianeta, i capi di governo dei ventotto paesi membri si confrontano su vari temi; su tutti, la guerra in Afghanistan e lo scudo antimissile che diventerà operativo tra il 2015 e il 2017. Il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen ha dichiarato che se "A Lisbona avevamo concordato di creare lo scudo antimissile e oggi a Chicago questo progetto è diventato una realtà", secondo il Rasmussen quello della creazione dello scudo è "il primo passo verso un obiettivo di lungo periodo di provvedere una protezione completa per i nostri paesi e le nostre popolazioni". Ancora scettica la Russia, che continua a vedere nell'implementazione dello scudo una possibile minaccia per la sicurezza nazionale ed ha per questo praticamente boicottato il vertice.
Per quanto riguarda l'uscita dall'Afghanistan, mentre il presidente francese Hollande ha dichiarato di voler ritirare le proprie truppe entro l'anno, il segretario della NATO sottolinea che "non c'è nessuna fretta", e Merkel gli fa eco dichiarando "dentro insieme, fuori insieme". Cauto Barack Obama – alle prese con una difficile rielezione – che, pur annunciando che la "la fine della guerra è ormai vicina", sottolinea come ci sia "ancora molto lavoro da fare e ci aspettano grandi sfide e giorni difficili". Naturalmente, la fase di transizione ha un costo e – precisamente – il presidente afgano Karzai ha chiesto 4,1 miliardi di dollari all’anno, per dieci anni. Gli USA ne hanno assicurati 2.3 e l'Afghanistan 500 milioni. Il restante contributo di un miliardo e trecento milioni non è ancora stato distribuito. Per ora si sa che la Germania offrirà 200 milioni, la Gran Bretagna 110, l’Australia 100 e l'Italia, con tutta probabilità, contribuirà con una nuova tranche di 100 milioni e con l'invio di 200 carabinieri.
Intanto, nelle strade, i cittadini chiedono ascolto, manifestano pacificamente. Eppure la risposta è lo sfollamento coatto delle assemblee, la rottura dei cortei, gli arresti. Ormai diventa sempre più difficile manifestare liberamente il proprio pensiero: da Madrid a Francoforte passando per Atene, non c'è protesta contro cui i governi nazionali e sovranazionali non dispieghino forze di polizia in assetto antisommossa, autorizzando – di fatto – la soppressione del diritto al dissenso. La stessa cosa accade negli USA, paese che – da sempre – ama definirsi baluardo della libertà di pensiero. Per le strade di Chicago ci sono donne e uomini d'ogni estrazione, età, etnia, orientamento politico. Un ex colonnello in pensione – Enny Right – sfila accanto a giovani punk e dichiara: "Ho lavorato nel corpo diplomatico e nella Nato. Oggi sono qui per protestare contro la sua politica. Sono d’accordo con i ragazzi del movimento Occupy. Siamo tutti contrari alle gigantesche spese militari”.
I cittadini di Chigaco si mostrano sensibili alla protesta e molti decidono di scendere in piazza con i manifestanti, ma la zona rossa è interdetta a tutti, persino ai giornalisti – specie se indipendenti – che vengono scacciati in malo modo. Nella giornata di ieri, si era addirittura parlato del rischio di attentato terroristico e di molotv pronte a schiantarsi contro il quartier generale della campagna elettorale di Obama, tre persone sono state arrestate con accuse legate a potenziali atti terroristici ma – al momento – nessuna notizia è stata confermata.