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Obama sapeva dove era James Foley ma tardò ad inviare l’esercito per salvarlo

Secondo quanto riportato da FoxNews il Presidente degli Stati Uniti sapeva dove era nascosto il giornalista americano già a maggio, ma per almeno un mese non inviò nessuno a salvarlo.
A cura di Davide Falcioni
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Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama e la sua amministrazione conoscevano il luogo in cui era nascosto il giornalista americano James Foley già a inizio maggio, ma malgrado ciò il via libera alla missione per liberarlo venne dato solo a luglio. A renderlo noto è Fox News, citando fonti proprie che assicurano come i vertici della difesa statunitense sapessero da mesi il luogo esatto dove il reporter era detenuto dai miliziani dell'Isis, ma esitarono a intervenire. Questo divario solleva interrogativi sul fatto che l'operazione per liberare gli ostaggi americani e britannici è stata inutilmente ritardata di oltre un mese perché l'amministrazione voleva che i servizi segreti ci lavorassero ancora. La fonte anonima citata da Fox News ha spiegato: "Abbiamo avuto molte informazioni utili e specifiche su dove erano tenuti in ostaggio". L'uomo ha aggiunto che i rapitori dello Stato islamico si sentivano talmente al sicuro nella città di Raqqa, in Siria, che james Foley e gli altri ostaggi sono stati spostati tra poche località. Le nuove rivelazioni contraddicono ciò che finora è stato detto dall'amministrazione e cioè che la Casa Bianca autorizzò la missione non appena l'intelligence diede l'ok. In realtà, a quanto pare, trascorsero diversi mesi.

Ma chi era James Foley? Si trattava di un reporter statunitense sequestrato il 22 novembre del 2012 mentre realizzava un servizio nell'area nord-occidentale della Siria, teatro di scontri tra fazioni ribelli e esercito governativo. Foley aveva 40 anni, lavorava come freelance per il GlobalPost ed è stato rapito nei pressi di Taftanaz, insieme al suo autista e al suo traduttore, che sono poi stati rilasciati. Il giornalista non era nuovo ai teatri di guerra avendo già lavorato sia in Afghanistan che in Libia. Qui nel 2011 era stato vittima di un altro rapimento ad opera dei sostenitori del presidente Gheddafi. Insieme a lui vennero sequestrati altri due reporter: l’americana Clare Gillis e lo spagnolo Manu Brabo, mentre un quarto, il sudafricano Anton Hammerl, era stato ucciso.

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