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Obama: “Errore l’attacco in Libia del 2011”. Gli alleati? “Scrocconi”

Dure dichiarazioni quelle rilasciate dal presidente degli Stati Uniti nel corso di una lunga intervista sulle operazioni in Libia. Obama ha criticato Francia, Gran Bretagna e Arabia Saudita.
A cura di Susanna Picone
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Il presidente americano Barack Obama ha detto che il suo sostegno all'intervento della Nato nel 2011 in Libia fu “un errore”, dovuto in parte alla sua errata convinzione che Francia e Gran Bretagna avrebbero sostenuto un peso maggiore dell'operazione. “Non ha funzionato” – ha spiegato Obama – e “nonostante tutto quello che si è fatto, la Libia ora è nel caos”, così il presidente in una lunga intervista sulla sua politica estera al The Atlantic. Un’intervista in cui Obama definisce gli alleati, dei paesi del Golfo ma anche europei, come “opportunisti”, “scrocconi”. Tra questi cita il presidente francese Nicolas Sarkozy “che voleva vantarsi di tutti gli aerei abbattuti nella campagna, nonostante il fatto che avessimo distrutto noi tutte le difese aeree”. “Quando mi guardo indietro e mi chiedo cosa sia stato fatto di sbagliato – ha detto Obama – mi posso criticare per il fatto di avere avuto troppa fiducia nel fatto che gli europei, vista la vicinanza con la Libia, si sarebbero impegnati di più con il follow-up”. Obama non ha risparmiato neppure David Cameron, che dopo l'avvio dell'intervento perse interesse, “distratto da una serie di altre questioni”.

Orgoglioso di aver fatto marcia indietro sui raid in Siria – Tra i Paesi “scrocconi” Obama inserisce poi l'Arabia Saudita: i sauditi secondo il presidente americano “devono trovare un modo efficace di condividere il vicinato e istituire una pace fredda”, così spiegando che se gli Usa dovessero sostenerli acriticamente contro l'Iran “questo significherebbe che noi inizieremmo a usare i nostri interventi e la forza militare per azioni punitive, ma questo non sarebbe nell'interesse degli Usa né del Medio Oriente”. Allo stesso tempo Obama si è detto orgoglioso di non aver dato il via libera ai raid in Siria nel 2013 come atto di ritorsione per l'utilizzo di armi chimiche da parte del presidente Bashar al-Assad. “Sapevo che premere il pulsante di pausa per me avrebbe avuto un costo politico, ma sono riuscito a svincolarmi dalle pressioni e pensare in modo autonomo a quale fosse l'interesse dell'America, non solo rispetto alla Siria ma anche rispetto alla democrazia”, ha spiegato nell’intervista. Per Obama la scelta di non intervenire allora in Siria fu dunque una decisione difficile ma giusta.

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