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Obama: “Con l’Iran o c’è accordo sul nucleare o ci sarà un’altra guerra”

“Cerchiamo di non usare mezzi termini, la scelta è tra la diplomazia o qualche forma di guerra” dice il presidente USA rivolto al Congresso repubblicano.
A cura di Biagio Chiariello
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“La scelta che abbiamo davanti è quella tra la diplomazia e una certa forma di guerra”. Per sostenere l’accordo sul nucleare con l’Iran Barack Obama parla di pace, ma non esita ad evocare scenari più oscuri.  Un "rifiuto del Congresso dell'accordo lascia una sola opzione: un'altra guerra in Medio Oriente – ha quindi aggiunto il presidente degli Stati Uniti -. Coloro che dicono che possiamo mollare l'accordo e continuare le sanzioni vendono solo una fantasia". Le parole del presidente Usa sono state pronunciate in un posto particolarmente simbolico: l'American University di Washington, dove nel 1963 John F. Kennedy tenne lo storico discorso sul disarmo nucleare e la pace. “Non concentriamoci soltanto sulle nostre differenze, ma pensiamo anche ai nostri interessi comuni e a come superare le differenze”, disse Kennedy.

"Qualsiasi guadagno l'Iran può ottenere dall'allentamento delle sanzioni impallidisce in confronto al pericolo che potrebbe rappresentare se avesse l'arma atomica”, ha affermato il presidente Obama, aggiungendo che se il Congresso Usa facesse naufragare l'accordo, "non spianerebbe solo la strada all'Iran per ottenere la bomba, ma la accelererebbe". Allo stesso tempo,  il numero uno della Casa Bianca ha ricordato che "continueremo ad applicare sanzioni all'Iran per il suo sostegno e per le sue violazioni dei diritti umani". Certo, ha concesso, l’accordo non risolve tutti i problemi con Teheran e “nessuno può biasimare Israele per essere profondamente scettico su qualsiasi accordo con un governo come quello dell’Iran”, ha detto in merito alle titubanze premier israeliano Netanyahu.

In ogni caso, l’accordo “contiene il regime di ispezioni e verifiche più ampio mai negoziato per monitorare un programma nucleare” e, continua Obama, “taglia tutte le strade all’Iran per ottenere la bomba”, mentre “il divieto all’Iran di avere armi nucleari è permanente”. Quindi il Presidente invoca in qualche modo l’ipotesi del conflitto. “Non c’è alternativa a una diplomazia forte, di principio”, ha detto. O meglio, se un’alternativa c’è, questa è la guerra. “Una guerra che forse non scoppierà domani, forse non scoppierà tra tre mesi, ma che comunque scoppierà molto presto”.

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