Nuove proteste in Russia, oltre 1000 arresti tra i cittadini che scendono in piazza contro Putin
Giornata di proteste oggi in tutta la Russia contro la guerra in Ucraina. Dalle città portuale di Vladivostok, al centro siberiano di Irkutsk, passando per Mosca, San Pietroburgo, Novosibirsk e Ekaterinburg, migliaia di cittadini russi sono scesi in piazza contro il presidente Vladimir Putin e la sua aggressione militare a Kiev. Al momento, secondo l'Adnkronos, sono state arrestate oltre 1000 persone in 28 città. A fornire i dati sono diverse ong, tra cui quella russa OVD-Info, che da anni monitora le violazioni dei diritti umani e combatte la persecuzione politica in Russia, con i numeri ripresi anche dal The Guardian. L'agenzia Afp parla poi di 1100 tra uomini e donne finiti in manette.
Come si vede in un video pubblicato dall'agenzia Pravda, tra gli arrestati ci sono persone di tutte le età, anche inoltrata. La polizia non sembra fare infatti alcuna differenza tra i manifestanti: chiunque è contro Putin viene fermato, ammanettato e portato in diversi autobus. Il filmato è stato girato a Mosca e la polizia ha fatto sapere che in piazza del Maneggio tutti i veicoli arrivati per portare via i manifestanti sono pieni. Quelli che vengono considerati veri e propri individui sovversivi, e per questo arrestati, sono stati poi portati verso Piazza del Teatro.
A Khabarovsk, nell’Estremo oriente russo, alcuni manifestanti hanno formato una catena umana per protestare contro la guerra. Poi hanno tentato di marciare, ma la polizia ha iniziato gli arresti.
Come ha spiegato a Fanpage.it Riccardo Noury, il portavoce di Amnesty International, tutti coloro che protestano in Russia rischiano il pestaggio e svariati anni di carcere. Nonostante il premier Putin abbia smentito, poi, secondo alcuni analisti c'è ancora il rischio che a Mosca e dintorni venga proclamata la legge marziale, facendo mutare l'imputazione contro chi dissente. Protestare potrebbe così diventare reato di tradimento o addirittura diserzione. Secondo l'ex primo ministro Dmitrij Medvedev, quindi, questo sarebbe il momento perfetto per ripristinare la pena di morte. La scelta, per lui, sarebbe la logica conseguenza della sospensione della Russia dal Consiglio d'Europa.