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Notizie sulla detenzione di Patrick Zaki in Egitto

Nuova udienza per Zaki, l’avvocato chiede la sostituzione del team di giudici: “Patrick è depresso”

Si attende il verdetto sulla nuova udienza per la scarcerazione di Patrick Zaki tenutasi ieri. Vietato l’ingresso in aula ai rappresentati dei Paesi dell’Unione Europea: tra questi, anche l’Italia. L’avvocata ha chiesto il cambio del team di giudici per “l’ingiustificato accanimento nei confronti dell’attivista”. A Patrick, invece, è stata diagnosticata un’importante depressione.
A cura di Gabriella Mazzeo
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L'attivista innamorato della vita, dei viaggi e sempre disposto a spendere una parola per la difesa dei diritti umani ha lasciato spazio, in carcere, a un giovane apatico e afflitto dai problemi alla schiena, così come confermato dalla sorella Marise a Fanpage.it, ormai stanco di lottare da più di un anno con il regime detentivo ingiustificato del Cairo. Patrick Zaki si presenta così alla nuova udienza per il suo caso: fermato appena arrivato dall'Italia per una vacanza dai suoi genitori in Egitto con l'accusa di terrorismo e diffusione di notizie false tramite social. Da allora, Patrick resta in carcere senza la possibilità di vedere la sua famiglia e senza che un processo sia reso possibile. Inesistenti anche le prove, ma l'attivista resta in cella per il momento.

A lui è stata diagnosticata la depressione. Lo rende noto l'avvocata dell'Eipr, l'ong con cui collabora il giovane studente in Erasmus a Bologna. La legale ha chiesto che i giudici vengano sostituiti, sostenendo l'ingiustificato accanimento contro il ragazzo. L'udienza, tenutasi nella giornata di ieri, ha portato a un nulla di fatto. L'esito è atteso per la giornata di oggi, ma nel frattempo l'avvocata ha presentato una petizione per  sostituire il team di giudici. Probabile che anche in questo caso la risposta sia negativa. All'udienza è stato impedito l'ingresso ai rappresentati dei Paesi europei che si erano recati in tribunale per seguire il caso dell'attivista: tra questi, anche l'Italia ha dovuto aspettare fuori dalla porta.

L'azione mirava a dimostrare l'impegno dell'Unione Europea nell'osservare il caso del giovane attivista, così come lo sforzo profuso nella tutela dei diritti umani anche fuori i confini egiziani. Il tutto, soprattutto nel caso dell'Italia, non ha suscitato reazioni: il caso di Patrick sembra essere lettera morta, così come (purtroppo) quello del giovane Giulio Regeni, ucciso in Egitto nel 2016.

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