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Norvegia, l’attentatore della moschea di Oslo Philip Manshaus condannato a 21 anni di carcere

È stato condannato a 21 anni di carcere il norvegese Philip Manshaus, che il 10 agosto dello scorso anno prese d’assalto la moschea di Baerum, sobborgo a ovest di Oslo, dopo aver ucciso la sorellastra di 17 anni a colpi di fucile da caccia. “Ha dimostrato di essere una persona estremamente  pericolosa”, ha affermato il procuratore chiedendo per lui il massimo della pena.
A cura di Susanna Picone
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Philip Manshaus, il ventiduenne che lo scorso 10 agosto prese d'assalto la moschea di Baerum, sobborgo a ovest di Oslo, dopo aver ucciso la sorellastra 17enne di origini cinesi a colpi di fucile da caccia, è stato giudicato colpevole di fratricidio e di atto terroristico e condannato in Norvegia a 21 anni di carcere. Il giudice Annika Lindström ha spiegato che il piano del giovane, considerato vicino all’estrema destra xenofoba, “non era soltanto di uccidere il numero maggiore possibile di musulmani ma anche di destabilizzare la società e accelerare una guerra tra razze”. Al momento dell’aggressione Manshaus indossava un elmetto con una webcam e una divisa con giubbotto protettivo e ginocchiere. L’uomo tentò la strage mentre nel luogo di culto islamico erano in corso le celebrazioni dell'Eid al-Adha. Fortunatamente, anche se vennero esplosi diversi colpi, nessuno rimase ferito in maniera grave e l'attentatore fu subito arrestato.

Brenton Tarrant, Breivik e Hitler i suoi modelli di riferimento – Manshaus "ha dimostrato di essere una persona estremamente pericolosa", ha affermato il procuratore Johan Oeverberg, chiedendo per lui la pena massima prevista dalla legge norvegese. Secondo la polizia, il norvegese avrebbe voluto compiere una strage come quella che vede responsabile Brenton Tarrant, che uccise 50 persone in moschee e centri islamici di Christchurch, in Nuova Zelanda, del marzo 2019. La pena di 21 anni di carcere che gli è stata inflitta può essere protratta indefinitamente finché lo si ritiene un pericolo per la società. L'avvocato di Manshaus aveva chiesto che il suo assistito fosse assolto. Il giovane era presente in tribunale al momento della sentenza: ben vestito, con giacca, cravatta e camicia bianca, sarebbe rimasto impassibile. Nelle precedenti udienze del processo Manshaus aveva espresso ammirazione per l'assassino di Christchurch e aveva anche citato Adolf Hitler e Anders Behring Breivik come modelli di riferimento.

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