Nord Stream 2 verso la bancarotta: le sanzioni contro la Russia fanno la prima vittima eccellente
Sempre più vicina la bancarotta per Nord Stream 2, il gasdotto lungo 1.230 chilometri che collega la Russia alla Germania attraverso il Mar Baltico e che il governo tedesco ha bloccato dopo che la Russia aveva riconosciuto le autoproclamate Repubbliche popolari di Dontesk e Luhansk nel Donbass una decina di giorni fa. Tutto ormai sembra già deciso: la società con sede a Zurigo, in Svizzera, ha già licenziato 140 dipendenti e si prepara a portare i libri in tribunale. Per la Russia la decisione del cancelliere Scholz è un affronto: "Una decisione inaccettabile", ha dichiarato oggi il ministro degli Esteri russo Lavrov, "che provocherà danni irreparabili ai rapporti tra Mosca e Berlino".
Cos'è il gasdotto Nord Stream 2
Il Nord Stream 2 è stato costruito per affiancare il Nord Stream 1 che collega Russia e Germania via terra attraversando Ucraina e Polonia. Ma in effetti questa gigantesca opera non è mai entrare in funzione nonostante i lavori erano stati completati a settembre. Poi la guerra ha deciso la sua sorte: la sua apertura quindi è stata rinviata a un futuro non definibile. Alla base di questo progetto infatti ci sarebbero anche le decisioni geopolitiche dal momento che il nuovo gasdotto aumenterebbe la dipendenza dell'Europa dal metano siberiano: ora però la società Nord Stream 2, controllata dal gigante russo dell'energia Gazprom, è finita nel mezzo delle sanzioni decretate dalla Ue contro Mosca. Ma fin dall'origine gli Stati Uniti, l'Ucraina e alcuni membri europei della Nato come la Polonia si erano già opposti al progetto perché preoccupati di dare a Mosca la possibilità di usare il gas come arma geopolitica dal momento che la Germania sarebbe diventata dipendente da Mosca.
Le trattative attorno al gasdotto
Poi il gasdotto era diventata anche oggetto di trattativa: il presidente americano Biden aveva accordato un'esenzione alle sanzioni contro l'operatore del gasdotto quando era stato quasi completato, in cambio di un accordo di Berlino per agire contro la Russia nel caso in cui avesse usato il gas come arma o avesse attaccato l'Ucraina. Certo è che tutto rischia di complicarsi: l'Europa ha bisogno del gas russo, ma è anche vero che Gazprom ha bisogno del mercato europeo per le vendite che sostengono i bilanci del governo di Mosca.