Noran, la bimba rovinata dalle bombe: “Aiutatemi, fermate la guerra in Yemen”
“Andavo a scuola a piedi, la mia vita era bella perché potevo camminare e scrivere. Ora non posso camminare per andare a scuola. Di solito mi sedevo alla mia scrivania e scrivevo, ma ora, quando provo a scrivere, la mano mi fa male a causa della lesione alla schiena. Amavo scrivere, ma ora non riesco neppure a tenere in mano una penna”. E’ la cruda testimonianza di Noran, una bambina yemenita di 13 anni, da due anni costretta a vivere su una sedia a rotelle. “Un giorno mio padre mi ha detto ʽc’è una fabbrica incredibile, enorme’. Gli ho detto ʽno, non ti credo fino a quando non la vedo’, così mi ha portato lì”. Era il cementificio di Amran, una città dello Yemen centro-occidentale. Mentre padre e figlia stavano tornando a casa quattro bombe colpirono la fabbrica e l’onda d’urto dell’esplosione colpì in pieno Noran. “Quando mi sono risvegliata sentivo di non essere più la stessa. Da quel giorno non sono più in grado di camminare – continua – e ogni volta che cerco di muovermi provo un gran dolore”.
La bambina adesso vive con le sette sorelle e il padre, un dipendente pubblico che da quasi un anno e mezzo non riceve alcun salario. E per Noran ogni giorno è una sfida per la sopravvivenza. “La mia famiglia non è in grado di permettersi le mie cure mediche. Tempo fa, quando le persone ricevevano gli stipendi, mio padre mi portava con sé all'ufficio postale per ritirare la sua paga con cui potevamo comprare il farmaco, ma ora non più. Adesso abbiamo a malapena abbastanza cibo per un giorno”.
Lo Yemen è devastato da una guerra sanguinosa iniziata nel marzo 2015, quando il presidente Abd Rabbuh Mansur Hadi, fu deposto dalla ribellione delle forze sciite Huthi. L’intervento militare della coalizione di Paesi arabi guidata dall'Arabia Saudita a sostegno di Hadi da un lato, e l’appoggio dell’Iran agli insorti dall'altro, ha già provocato migliaia di morti e la distruzione della già precaria economia yemenita. Secondo Yemen Data Project, un'organizzazione indipendente che registra gli attacchi della coalizione saudita, dal 25 marzo 2015 ci sono stati 15.000 raid aerei. Bombardamenti che non hanno risparmiato aree urbane colpendo mercati, scuole e ospedali. D'accordo ai dati diffusi dalle Nazioni Unite, in quasi tre anni di guerra sono stati uccisi quasi 5.300 civili, mentre 3 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle le loro case.
“Sono trascorsi 1000 giorni da quando la coalizione guidata dall'Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti ha iniziato a compiere bombardamenti e a combattere in Yemen. La devastazione è stata assoluta. La condotta di tutte le parti in guerra, senza eccezioni, è stata deplorabile. Abbiamo visto civili uccisi, scuole e ospedali bombardati e l’accesso umanitario gravemente ristretto. Tutto ciò in apparenza ha creato intenzionalmente le condizioni in cui i bambini muoiono di fame e non possono ricevere un’adeguata attenzione medica”, ha dichiarato Tamer Kirolos, direttore di Save the Children in Yemen. Oltre alla distruzione provocata dal conflitto, il Paese è alle prese con una grave emergenza legata al colera. La Croce rossa internazionale ha portato i casi di malattia a quasi un milione; un’epidemia aggravata dal collasso del sistema sanitario e delle infrastrutture idriche.
Il blocco imposto dall'Arabia Saudita alle importazioni di beni di prima necessità e agli aiuti umanitari ha causato un aumento vertiginoso dei prezzi delle risorse alimentari e dei combustibili, indispensabili per estrarre acqua potabile.
Ad aggravare ancora di più la situazione, gli stipendi di medici e personale sanitario, insegnanti e degli altri lavoratori del settore pubblico sono pagati in modo irregolare, lasciando spesso i dipendenti statali e le loro famiglie – quasi il 30 per cento della popolazione – senza nessun reddito. Secondo l’ultimo report diffuso dalle Nazioni Unite, sono oltre 22 milioni gli yemeniti che dipendono dagli aiuti internazionali per poter sopravvivere. Il 23 novembre scorso, l’Arabia Saudita ha concesso l’ingresso alle forniture di aiuti umanitari, ma non ai combustibili. Ad oggi nei porti del nord, solamente ad un terzo della quantità di cibo necessaria al Paese è stato permesso di entrare e l’ONU ammonisce che, se non si fa fronte tempestivamente alla crisi alimentare, lo Yemen subirà la peggiore carestia che il mondo abbia visto da decenni. “Di fronte a tutto questo dolore, l’inattività della comunità internazionale o l’incapacità di porre fine alla sofferenza dei bambini in Yemen è vergognosa. Ci aspettiamo che muoiano 50.000 bambini solo in questo anno – l’allarme lanciato da Save the children – e se la guerra continuerà saranno innumerevoli le ulteriori vite perse, senza ragione, in Yemen”.
“Chiedo a tutte le persone libere del mondo di fermare la guerra in Yemen – lo straziante appello lanciato da Noran – per me e per tutti gli altri bambini in Yemen. È nostro diritto imparare, è nostro diritto costruire un futuro luminoso. Non voglio che altri bambini siano feriti come lo sono stata io, non è giusto! Non voglio che siano come me”.