“Non può essere stato un errore, l’auto dei volontari uccisi da Israele era segnalata con tanto di GPS”
Un cratere sul tetto della macchina, il sangue sui passaporti e sette corpi senza vita: sono tutto quello che resta del convoglio umanitario del World Central Kitchen (WCK) che da Cipro ha portato via mare più di 100 tonnellate di aiuti umanitari a Gaza, seguendo un percorso concordato con l'esercito israeliano.
Evidentemente concordare il percorso non è bastato, perché nella mattinata di oggi l’esercito di Tel Aviv ha bombardato la macchina in cui viaggiavano sette giovanissimi volontari, mentre lasciava il magazzino di Deir al-Balah – il campo situato nel centro della Striscia di Gaza. Tra le persone uccise ci sono un cittadino statunitense, uno canadese, cittadini provenienti da Australia, Polonia, Regno Unito e un palestinese. E c'era anche Lalzawmi Frankcom, conosciuta anche come Zomi: 43 anni, originaria di Melbourne.
“Ho conosciuto Zomi nel suo ufficio del Cairo, era una donna australiana che si occupava della comunicazione all’interno dell’Ong, prima di essere ammazzata”, racconta a Fanpage.it Meri Calvelli, cooperante della Ong italiana ACS (Associazione di Cooperazione e Solidarietà in Palestina), e direttrice del Centro Italo-palestinese di Scambio Culturale VIK, anch'esso ormai ridotto in macerie. “Noi come cooperazione italiana non abbiamo più nessun fondo, ci hanno tolto tutti i soldi, la cooperazione italiana a Gaza non esiste più. Fino a ieri riempivano le nostre cucine solo grazie al cibo che portavano loro – continua Calvelli -. L'idea era quella che facendo le cucine con il World Central Kitchen, organizzazione privata statunitense, che aveva tutti i permessi per far entrare il cibo, avremmo avuto meno problemi. Avevamo aperto una cucina a Rafah e una a Deir el Balah con i loro rifornimenti di cibo ed equipment".
I sei volontari internazionali ammazzati stamane erano entrati ieri nella Striscia, dopo essere stati autorizzati e coordinati da Israele. Dopo aver distribuito gli aiuti alimentari nel magazzino, la macchina in cui viaggiavano è stata bombardata. "Non può essere stato un errore – dichiara ancora Calvelli – l’auto era segnalata con tanto di GPS". Per il premier israeliano Benjamin Netanyahu il convoglio sarebbe stato colpito “involontariamente” dall'esercito israeliano.
Dalla prima ricostruzione fatta dall'IDF (le Forze di Difesa Israeliane) sull'uccisione del team di World Central Kitchen – secondo quanto "fonti della sicurezza" hanno comunicato al quotidiano Haaretz – il drone avrebbe bombardato il convoglio tre volte di seguito, perché la squadra è sopravvissuta al primo colpo e ha cercato di ripararsi in un altro veicolo, i sopravvissuti si sono quindi spostati in un terzo veicolo ancora, e lì sono stati finiti.
I cooperanti hanno avuto il tempo di avvisare i superiori che erano stati attaccati, ma pochi secondi dopo sono stati colpiti da un secondo missile. Hanno iniziato a spostare i feriti verso il terzo veicolo, ed è stato allora che il terzo missile ha colpito. Tutti e sette i volontari sono rimasti uccisi. Erano gli unici ad occuparsi del coordinamento dei convogli umanitari di World Center Kitchen provenienti da terra e da mare. Adesso l’Ong ha fermato, almeno per il momento, le operazioni a Gaza. Intanto Unrwa è senza fondi, con immense ripercussioni non solo sulla popolazione di Gaza affamata da ormai sette mesi, ma anche sul resto dei rifugiati palestinesi che si trovano nei campi della Cisgiordania, e del resto del mondo. “La maggior parte degli aiuti umanitari sono bloccati ad Al-Arish, al confine di Rafah – conclude Calvelli che è stata personalmente lì il mese scorso – e quei pochi che vengono autorizzati e coordinati diventano un bersaglio. Quello di oggi è stato un chiaro attacco alla cooperazione e alla solidarietà internazionale".