“Non interagire, non parlare, non sono esseri umani”. Così funziona a Guantanamo

In un incontro con la stampa per tracciare il bilancio dei primi 100 giorni del suo secondo mandato da presidente degli Stati Uniti, Barak Obama ha dichiarato: "Continuo a pensare, come nel 2008, che Guantanamo vada chiusa". Eppure dal 2008 sono trascorsi 5 anni, un mandato è stato terminato e un altro è stato appena inviato. Ma il carcere di Guantanamo, con il suo carico di vergognose violazioni dei diritti umani, è sempre lì, a ricordarci cosa sono capaci di fare gli esportatori della democrazia a cittadini privati persino di un processo.
Dopo le testimonianze di alcuni detenuti, a parlare è una ex guardia: Terry Holdbrooks, autore di un libro dettagliato sul carcere americano (ma ubicato a Cuba) di prossima uscita, è stato infatti intervistato dal sito russo Rt. Si scopre così che una delle tecniche preferite per estrapolare informazioni sono le sollecitazioni sessuali ai detenuti musulmani: "La resistenza, la perseveranza con la quale rispettavano la loro religione – spiega lo scrittore – hanno finito per convincermi che gli Stati Uniti non stavano lottando per una causa nobile. Le torture che abbiamo inflitto ai detenuti hanno finito per creare molti dubbi nella mia mente: mi sono chiesto se questa è l'America che io voglio costruire".
Ma come vivono i detenuti di Guantanamo? E quale è il loro rapporto quotidiano con le guardie carcerarie? "Se andassimo a fare una passeggiata lungo una corsia del carcere – spiega l'ex militare – vedremmo i prigionieri stare essenzialmente in gabbie per cani, nulla di più. E riguardo la nostra interazione con i detenuti, ci veniva continuamente detto di non parlare con loro, non trattarli come esseri umani. Il mio rango nell'esercito era molto basso: a me spettava vivere tutto il giorno in mezzo ai prigionieri, svolgere ogni tipo di mansione, mentre i miei superiori stavano in cabine con l'aria condizionata a smaltire i postumi delle sbornie".
Ma agghiaccianti sono soprattutto le torture praticate, alcune delle quali evidentemente frutto delle fantasie dei militari più alti in grado. "Ricordo – racconta Terry Holdbrooks – che una volta io ed Erica Sarr, un'altra guardia, prendemmo un detenuto durante un interrogatorio, gli togliemmo tutti gli indumenti e gli facemmo ballare sopra una lap dancer, facendogli credere che l'avesse sporcato con del sangue mestruale. Successivamente lo riportammo in cella, ma gli dicemmo che le docce non avrebbero funzionato per giorni: così non si sarebbe potuto lavare via il sangue, e non avrebbe potuto pregare e praticare l'Islam. Sostanzialmente, il nostro scopo era quello di torturarli anche spiritualmente".