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“Non dormo da 45 giorni, troppe pressioni dai miei capi”: manager indiano si impicca in casa

Tarun Saxena, dipendente di un gruppo finanziario indiano, si è suicidato a causa delle fortissime pressioni che riceveva quotidianamente sul lavoro dai suoi superiori. “Non dormo da 45 giorni, dormo a malapena”.
A cura di Davide Falcioni
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Tarun Saxena, un uomo di 42 anni che lavorava come manager per un grande gruppo finanziario indiano, si è suicidato a Jhansi, nell'Uttar Pradesh impiccandosi nella sua casa. Prima di togliersi la vita però ha scritto una lettera spiegando le sue motivazioni e incolpando i suoi superiori, che da mesi lo minacciavano di una pesante decurtazione dello stipendio se non avesse portato i risultati richiesti. L'uomo è stato trovato senza vita dalla domestica: prima di impiccarsi ha chiuso a chiave in una stanza la moglie e i due figli, che non hanno potuto fare nulla per salvarlo.

Dopo il ritrovamento del corpo è stata rinvenuta anche una lettera che il 42enne aveva indirizzato alla moglie. Nel testo, Tarun racconta di aver vissuto per almeno due mesi sotto forte pressione: il suo lavoro era quello di riscuotere i crediti per conto di una società finanziaria, ma il mancato raggiungimento degli obiettivi che erano stati fissati per lui era diventato fonte di grande stress, tanto più perché alcuni suoi colleghi erano stati costretti a pagare di tasca loro.

Tarun ha spiegato di aver cercato spesso di spiegare ai suoi superiori le difficoltà che incontrava quotidianamente ma di non essere mai stato ascoltat:  "Non dormo da 45 giorni. Ho mangiato a malapena qualcosa. Sono molto stressato. I dirigenti senior mi stanno facendo pressione per raggiungere gli obiettivi a qualsiasi costo o per dimettermi". Tarun ha anche scritto di aver pagato le tasse scolastiche dei suoi figli fino alla fine dell'anno e si è scusato con i suoi familiari. "Prendetevi cura di Megha, Yathath e Pihu. Mamma, papà, non ho mai chiesto nulla, ma lo sto facendo ora. Per favore, fate costruire il secondo piano in modo che la mia famiglia possa vivere comodamente", riporta la lettera.

Nella lettera d'addio ha inoltre chiesto alla sua famiglia di sporgere denuncia alla polizia contro i funzionari dell'istituto per cui lavorava. "Sono responsabili della mia decisione".

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