"Il confine polacco è sigillato. Le autorità bielorusse ti hanno mentito. Torna indietro a Minsk! Non accettare nessuna pillola dai soldati bielorussi". Da un paio di giorni il governo polacco sta inviando sms a pioggia a tutti i cellulari presenti sul territorio nazionale per arrivare agli occhi e le orecchie dei migranti intrappolati al confine tra Polonia e Bielorussia. Dopo gli idranti con acqua gelida, i gas lacrimogeni, gli arresti, il tentato blocco degli aiuti umanitari, ora è il turno del terrorismo psicologico. "Da qualche giorno gira voce che il regime di Lukashenko stia distribuendo degli eccitanti ai migranti tramite pillole, probabilmente anfetamine, per dare loro la forza per superare il recinto di recinzione che separa il confine, ora si vuole insinuare invece che nelle pillole ci sia veleno" ci dice al telefono Lorenzo L., giovane cooperante di Refugee biriany and bananas.
Vera o falsa che sia, questa è l’accusa pesante che il governo polacco sta facendo girare con sms a pioggia che arrivano a chiunque abbia un cellulare, sia esso residente, migrante, cooperante.
Quella del terrore è una strategia ben precisa, che mira a confondere i migranti, instillando loro la paranoia così che non arrivino a non fidarsi di nessuno. Già durante le cariche del 16 novembre, quando nel valico di Kuznica i militari polacchi hanno lanciato lacrimogeni e utilizzato getti d’acqua con gli idranti per disperdere i gruppi di migranti in risposta al lancio di sassi e oggetti, il ministero della Difesa della Polonia aveva diffuso un video degli scontri, dicendo che i profughi erano "stati equipaggiati con granate stordenti dai servizi bielorussi, le hanno lanciate verso gli agenti polacchi".
Di contro, il governo bielorusso non fa che alimentare la propaganda portata avanti dal governo polacco. Lo stesso Lukashenko, da reietto cui i leader europei si rivolgevano soltanto indirettamente tramite la figura di Putin, ora tratta direttamente con Angela Merkel, la quale è costretta a rivolgersi a lui – stavolta senza la mediazione della Russia – per sbloccare la situazione dei migranti. Duemila migranti, dice Amnesty International, tremila, correggono le associazioni che facendo base in Polonia hanno un quadro più chiaro dei numeri. Senza contare quelli in viaggio che ancora non sono arrivati.
In questo clima del sospetto, che sposta il calendario indietro di un secolo, Bruxelles si trova tra due fuochi: da un lato deve trattare con un dittatore, dall'altro, deve giustificarsi con la Polonia, stato membro dell'Ue. Mentre Minsk parla di "negoziati", Bruxelles precisa: sono "solo discussioni tecniche" volte a coordinare i rimpatri dei migranti con l’aiuto delle agenzie dell’Onu, in particolare l’Alto Commissariato per i Rifugiati (Unhcr) e l’Organizzazione Internazionale per i migranti (Oim). "Non c’è altro sul tavolo e non è cambiato nulla sulle sanzioni", ripetono da Palazzo Berlaymont. Ma la Polonia non ci crede e attacca, giocando con la paura di persone costrette ad accettare aiuti da chiunque pur di sopravvivere al freddo. Anche accettare pillole.
Nel frattempo sale il numero ufficiale dei morti da ipotermia, stando ad Amnesty International fino a ieri era 11, ma oggi se n'è aggiunto un altro. Si tratterebbe di un bambino di appena un anno, morto anch'esso per il freddo, che in quella zona tocca fino a -6°C. I numeri, però, sono sottostimati. I morti sarebbero molti di più. "Si registrano solo i decessi di coloro che muoiono dentro l'accampamento. Tutto coloro che muoiono mentre attraversano il confine e dormono nella foresta, muoiono senza che nessuno se ne accorga".