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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

“No alla pulizia etnica dei palestinesi a Gaza”. L’appello di 200 ebrei contro il piano Trump – Netanyahu

L’appello, firmato da centinaia di ebrei ed ebree italiani, chiede la fine del massacro israeliano a Gaza, condanna il piano di deportazione dei palestinesi proposto da Trump e invita il governo Meloni a non rendersi più complice delle azioni di Tel Aviv.
A cura di Davide Falcioni
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Più di 200 ebree ed ebrei italiani hanno firmato un appello pubblico contro la deportazione dei palestinesi proposta da Donald Trump e contro le violenze israeliane nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, chiedendo anche al governo Meloni di non rendersi più complice di tali azioni. L'iniziativa è stata promossa da Ləa – Laboratorio Ebraico Antirazzista e Mai Indifferenti – Voci ebraiche per la pace, due reti che si battono per una giusta pace in Medio Oriente, in opposizione alle politiche di segregazione e occupazione in Palestina, e contro l’antisemitismo e ogni forma di razzismo presente all’interno delle nostre società. Tra i firmatari dell'appello vi sono centinaia di attivisti e attiviste e due personaggi di spicco del giornalismo italiano, Gad Lerner e Roberto Saviano.

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L'analogo appello negli USA

L’iniziativa riprende i temi di un analogo appello promosso negli Stati Uniti, che ha già raccolto migliaia di adesioni, tra cui quelle di trecentocinquanta rabbini. Nei giorni scorsi è stata pubblicata un’intera pagina di The New York Times, sfondo bianco e un grosso riquadro nero al centro, nel quale campeggiavano poche ma significative parole: "Trump ha chiesto l’espulsione di tutti i palestinesi da Gaza. Gli ebrei dicono no alla pulizia etnica!".

I firmatari – tra i quali spiccano centinaia di rabbini, attivisti ed altri esponenti del mondo culturale ebraico nordamericano – hanno voluto in questo modo esprimere tutto il loro sdegno nei confronti della proposta del presidente degli Usa di "spostare i palestinesi al di fuori della Striscia" per crearvi un sito di pregio immobiliare, una vera e propria "riviera" che Trump non ha esitato a definire la "Costa Azzurra del Medio Oriente".

Il piano, che prevederebbe la deportazione in Paesi arabi — come Egitto e Giordania — di circa 2 milioni di persone sopravvissute al massacro di Gaza, è stato annunciato da Trump al termine di un incontro con il premier di Israele, Benjamin Netanyahu. Tra i rappresentanti della società civile che hanno siglato l’appello figurano il drammaturgo Tony Kushner; l’attrice Ilana Glazer; la scrittrice e attivista canadese Naomi Klein; l’attore Joacquin Phoenix.

Rabbini americani: "Vitale opporsi al piano di Trump"

Cody Edgerly, direttore della campagna ‘In our name’, e uno dei principali organizzatori della campagna statunitense, ha dichiarato che "è incoraggiante assistere a una così rapida manifestazione di sostegno da parte di tutto lo spettro confessionale e politico". L’idea di Trump, che ai palestinesi evoca la Nakba del 1948, è stata contestata da uno dei firmatari, Tobia Spitzer, rabbino anziano della congregazione Doshei Tzedek di Newton in Massachussets, come un "piano al quale è vitale opporsi". "Noi ebrei sappiamo meglio di chiunque altro la violenza a cui possono portare questi tipi di fantasie", ha detto, ricordando i massacri contro il popolo ebraico compiuti da Hitler e Mussolini. Anche il rabbino Yosef Berman, del New Synagogue Project di Washington DC, pure nella lista dei sottoscrittori, ha affermato che "l’insegnamento ebraico è chiaro: Trump non è Dio e non può togliere la dignità intrinseca dei palestinesi o rubare la loro terra per un affare immobiliare. Il desiderio di Trump di ripulire etnicamente i palestinesi da Gaza è moralmente abominevole".

In Israele i funerali di Shiri Bibas e dei due figli Kfir e Ariel

Intanto migliaia di persone si sono riunite a Rishon Lezion, Israele, per i funerali di Shiri Bibas e dei suoi due figli Kfir e Ariel, tre degli ostaggi di Hamas morti durante la prigionia a Gaza. Il corteo funebre ha percorso le strade della città tra le persone che cantavano e sventolavano bandiere israeliane. I corpi dei due bimbi, di quattro e nove mesi, sono stati restituiti a Israele giovedì scorso mentre quello di Shiri Bibas è stato consegnato e identificato dalle autorità israeliane venerdì, dopo che inizialmente era stato consegnato il corpo sbagliato.

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