“No ad unioni gay e comunione ai divorziati”: mezzo milione di firme per papa Francesco
Cinque cardinali, 117 vescovi, centinaia di responsabili di associazioni, oltre mezzo milione di fedeli cattolici. Sono i numeri dei firmatari di una petizione per chiedere a papa Francesco di rinforzare la dottrina tradizionale cattolica sul matrimonio e sulla famiglia, che alcuni alti prelati vaticani vorrebbero, invece, veder modificata durante il sinodo sulla famiglia che si terrà il prossimo ottobre. L’elenco delle firme, il cui numero continua a crescere, sarà consegnato in Vaticano il prossimo 29 settembre, in occasione della ricorrenza di san Michele Arcangelo.
I cinque cardinali che hanno dato il loro supporto alla petizione sono forse i più tradizionalisti di tutta la Chiesa cattolica: lo statunitense Raymond Burke, già prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, recentemente esautorato da papa Francesco, che con questo pontefice non è stato mai tenero; il cileno Jorge Medina; il filippino Ricardo Laval; il lettone Janis Pujats; il mozambicano Alexandre don Santos. Tra i firmatari ci sono persone dalle storie personali più disparate: dal candidato alla presidenza degli Usa per il Partito Repubblicano Rick Santorum al re in esilio del Rwanda, Kigeli V, al noto scrittore inglese, autore del bestseller “Alive” Piers Paul Reid, fino al nostro ex vicepresidente del Cnr Roberto De Mattei
La richiesta a papa Francesco, tradotta in undici lingue, può essere firmata online. “Invii un messaggio a Papa Francesco, manifestandogli il desiderio ch’egli riaffermi in modo categorico l’insegnamento della Chiesa, secondo il quale i cattolici divorziati e risposati civilmente non possono ricevere la Santa Comunione, e le unioni omosessuali sono contrarie alla Legge divina e naturale” si legge nel sito web costruito appositamente per raccogliere le adesioni.
“Beatissimo Padre – inizia la petizione – in vista del Sinodo sulla famiglia dell’ottobre 2015, ci rivolgiamo filialmente a Vostra Santità per manifestarle le nostre apprensioni e le nostre speranze sul futuro della famiglia. Sin dalla cosiddetta Rivoluzione del ‘68 subiamo un’imposizione graduale e sistematica di costumi morali contrari alla legge naturale e divina, in modo talmente implacabile da rendere, per esempio, possibile in molti paesi l’insegnamento della aberrante “teoria del gender” fin dalla più tenera infanzia.” I firmatari, dunque, lamentano un “generalizzato disorientamento causato dall’eventualità che in seno alla Chiesa si apra una breccia tale da permettere l’adulterio – in seguito all’accesso all’Eucaristia di coppie divorziate e risposate civilmente – e perfino una virtuale accettazione delle unioni omosessuali. Tutte pratiche, queste, condannate categoricamente dalla Chiesa come opposte alla legge divina e naturale.” Chi appoggia la “supplica filiale” chiede “una parola chiarificatrice di Vostra Santità” come unico modo “per superare la crescente confusione tra i fedeli.”
Il sinodo per la famiglia riprenderà il suo lavoro a Roma proprio dove lo aveva interrotto l’anno scorso, ma con un quadro completamente cambiato. Se un anno fa papa Francesco aveva spinto affinchè la discussione sulla comunione ai divorziati risposati ed alle unioni omosessuali fosse maggiormente approfondita, negli ultimi mesi ha moltiplicato i suoi interventi a favore della famiglia tradizionale e contro la teoria del gender. Nonostante il documento finale del sinodo del 2014 lasciasse aperte una serie di questioni, l’instrumentum laboris del sinodo che inizierà tra qualche settimana è molto più drastico: si parla, infatti, genericamente di accoglienza e di misericordia per chi è in stato di peccato, ma la chiusura rispetto a qualsiasi genere di unione tra persone dello stesso sesso è nettissima; per quanto riguarda la comunione ai divorziati risposati si lascia ancora qualche spiraglio, ma la maggioranza dei padri sinodali è, per ora, contraria a qualsiasi facilitazione per chi è impegnato in una nuova storia dopo aver visto naufragare il proprio matrimonio religioso. Come sempre, toccherà al Papa, alla fine stabilire da che parte dovrà andare la Chiesa e dovrà stare attento: per la prima volta dopo decenni in Vaticano c’è qualcuno che parla di un possibile scisma, che si vada in un verso o nell’altro.