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Nigeria, esplode una conduttura ENI: morti 12 operai

Non sono chiare le cause dell’incidente. Eni opera in Nigeria dal 1962 ed è stata ripetutamente accusata di inquinare il Delta del Niger.
A cura di Davide Falcioni
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Eni ha reso noto che nel tardo pomeriggio di ieri, 9 luglio, mentre si stavano effettuando lavori di manutenzione della condotta Tebidaba-Clough Creek, in Nigeria, "precedentemente danneggiata da atti di sabotaggio", è avvenuta un’esplosione che ha coinvolto l’intera squadra di lavoratori di una società di servizio locale, causando la morte di 12 persone e il ferimento di altre 3. Non sono chiare, almeno al momento, le cause dell'incidente, su cui le autorità locali stanno indagando: la società ha espresso "le più sentite condoglianze alle famiglie coinvolte in questo tragico incidente".

Recentemente Eni è finita al centro di pesanti accuse mosse da Amnesty International: secondo l'organizzazione non governativa, infatti, insieme a Shell il colosso italiano sarebbe stato responsabile di 550 fuoriuscite di petrolio nel Delta del Niger nel solo 2014. Le perdite causano l'inquinamento delle acque e di conseguenza rendono impossibile sia l'agricoltura che la pesca, con conseguenze devastanti per le popolazioni locali, costrette a emigrare per sopravvivere. Come se non bastasse le estrazioni di petrolio non producono effetti positivi neppure sui Nigeriani: con una popolazione di quasi 173 milioni di abitanti, la Nigeria è il paese più grande dell'Africa e rappresenta il 47% della popolazione dell'intero Continente Nero. La Nigeria è il principale produttore di oro nero africano, ma malgrado ciò il 67,98% della popolazione è costretta a vivere con meno di 1,25 dollari al giorno. Delle estrazioni, quindi, beneficiano esclusivamente le multinazionali, Eni inclusa.

Per Amnesty International "i danni sull'ambiente hanno causato conseguenze gravissime per l'agricoltura e la pesca: la principale fonti di cibo per molte persone nel Delta del Niger; violazioni del diritto di vivere attraverso il lavoro per pescatori e agricoltori; violazioni del diritto all'acqua; violazioni del diritto alla salute; assenza totale di provvedimenti adeguati per garantire tali diritti negati". Eni è presente nel Delta del Niger dal 1962. Secondo Banca Etica "il numero delle fuoriuscite di petrolio Eni richiede un intervento urgente sia da parte del governo nigeriani che da quello italiano: oltre ai alle 349 sversamenti nel 2014, Eni ha registrato più di 500 fuoriuscite di petrolio nel 2013 – e ancora, il regolatore nigeriano ha riportato 474 fuoriuscite di petrolio dalle operazioni di Eni del 2012. Quest' anno, nei soli primi 3 mesi, Eni ha riportato 44 fuoriuscite di petrolio nel Delta del Niger". E Amnesty ha ritenuto "del tutto inattendibili le dichiarazioni Eni secondo cui gli sversamenti sarebbero l'effetto di sabotaggi e furti".

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