Nicole, neonata morta a Catania: cartella clinica falsificata. Sei indagati
"Chiediamo giustizia e siamo sicuri che ciò avvenga. Chiediamo che questi medici vengano radiati", questo l'appello di Tania Egitto, la mamma della piccola Nicole, ai microfoni di Fanpage.it. "E' stata una messinscena, la cartella clinica è palesemente falsa. Mia figlia in ambulanza era già deceduta" aveva aggiunto. Nicole Di Pietro, infatti, è nata nella notte tra l'11 e il 12 Febbraio 2015 in una clinica di Catania per poi morire subito dopo. Stamattina la Procura della Repubblica ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di sei persone. Alla ginecologa, al neonatologo e all'anestesista è stato contestato il delitto di omicidio colposo poiché – precisano gli inquirenti – avrebbero cagionato "con condotte gravemente colpose, attive ed omissive, il decesso della neonata". La ginecologa, secondo la Procura di Catania, avrebbe omesso di monitorare il feto durante il travaglio.
Morta per arresto irreversibile delle funzioni vitali
Gli inquirenti, senza mezzi termini, hanno definito "inadeguate" le manovre rianimatorie che avrebbero eseguito il neonatologo e l'anestesista al punto da aggravare la sofferenza respiratoria della neonata fino al suo decesso. Nicole, dunque, sarebbe morta per "arresto irreversibile delle funzioni vitali" dovuto ad una "grave sofferenza acuta fetale". Gravissime le accuse nei confronti dei tre sanitari accusati di false attestazioni nella cartella neonatale da parte del Di Pasquale e del Gibiino in ordine agli interventi rianimatori praticati – ritenuti “difformi nella tipologia e nella tempistica rispetto a quanto invece accertato nel corso delle indagini” – e alle condizioni di salute della bambina immediatamente dopo la nascita, mediante l’annotazione “di valori incompatibili con le reali condizioni di salute della neonata”, così come accertato dalla consulenza tecnica medico-legale. Contestate, invece, le false attestazioni da parte della ginecologa Palermo e dell’ostetrica Valentina Spanò nella scheda di travaglio della partoriente, dove sarebbe stato riportato un valore del battito cardiaco del feto “incompatibile con le reali condizioni di salute della neonata risultanti dalla consulenza tecnica".
Mancava il kit di emergenza neonatale
Al direttore sanitario e all'infermiere di sala operatoria sono stati contestati i delitti di favoreggiamento personale e di false informazioni al pubblico ministero a seguito delle dichiarazioni rese da quest’ultimi durante la fase delle indagini preliminari in ordine alla completezza delle dotazioni della sala parto con particolare riferimento alla dichiarata presenza del kit di emergenza neonatale che, invece, come emerso dagli accertamenti, nella notte tra l’11 e il 12 febbraio non sarebbe stato presente. Infine alla ginecologa è stato contestato anche il delitto di lesioni personali colpose ai danni della mamma di Nicole, per la mancata rimozione di una garza durante le fasi di applicazione dei punti di sutura post partum, “con conseguente insorgenza di un’infezione vaginale protrattasi per 13 giorni fino alla definitiva rimozione del corpo estraneo”, avvenuta presso il pronto soccorso dell’Ospedale Cannizzaro di Catania.