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New York, Gentiloni: “L’Onu torni in Libia, necessario per la questione migranti”

Nell’intervento all’Assemblea generale dell’Onu il premier Gentiloni parla della crisi nordcoreana e dei cambiamenti climatici, ma soprattutto parla di Libia, chiedendo un “approccio globale” della comunità internazionale.
A cura di Annalisa Cangemi
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A New York oggi pomeriggio si è tenuto l'intervento di Gentiloni davanti all'Assemblea generale dell'Onu. Il suo discorso si può riassumere con tre concetti fondamentali: pace, prevenzione dei disastri naturali e risoluzione delle crisi umanitarie e migratorie. Il messaggio del premier è in primo luogo questo: "Il futuro dell'Europa è l'Africa", frase sottolineata da Gentiloni, per ricordare l'importanza di investire nei Paesi africani.

Dal Palazzo di vetro il premier ha aperto il suo discorso con un messaggio di solidarietà per il Messico, dopo il violento terremoto che ha colpito il Paese. Ha poi affrontato il tema dell'immigrazione, dicendo che serve un approccio globale, e che l'idea delle"barriere" deve essere bandita: "Italia è e vuole restare un Paese di accoglienza, pur nella consapevolezza del legame inscindibile fra il principio di solidarietà e quello della sicurezza" – ha detto – "Ma per consolidare la nostra azione abbiamo la necessità di una risposta globale al fenomeno migratorio, che parta dalla Ue e tocchi l'intera comunità internazionale".

Oggi il premier aveva anticipato che avrebbe chiesto l'intervento dell'Onu in Libia per per velocizzare "il processo di pace e per la questione migratoria, perché le condizioni dei rifugiati in Libia hanno bisogno di essere sorvegliate e migliorate sul fronte dei diritti umani. E nessuno meglio dell'Onu ci può aiutare".

Durante un incontro di alto livello sulla Libia a margine dell'assemblea il premier ha espresso il "pieno sostegno" dell'Italia all'inviato speciale delle Nazioni Unite Ghassan Salamè, auspicando il ritorno dell'Onu in Libia. Durante l'incontro Gentiloni ha ottenuto il plauso del presidente francese Emmanuel Macron e della premier britannica Theresa May per la gestione italiana della crisi libica. Secondo il presidente del Consiglio, che nella giornata di oggi ha incontrato anche il presidente libico Al Serraj, sarebbero gli stessi libici a premere verso una stabilizzazione del Paese nordafricano, e per questo è necessario che la comunità internazionale faccia sentire la sua voce. La Libia è per il premier un tassello fondamentale nello scacchiere del Mediterraneo, "La sua stabilizzazione è un obiettivo prioritario – ha detto – che dobbiamo raggiungere attraverso un dialogo inclusivo, nel quadro dell' Accordo Politico, rifiutando qualunque velleitaria ipotesi di soluzione militare".  

Ha preso le distanze dal nazionalismo di Trump Gentiloni, anche se prima del suo intervento ha ribadito che con il presidente americano prevalgono più i punti di contatto. Sull'opzione dell'intervento militare in Nord Corea il premier però è stato chiaro, e per lui è auspicabile una soluzione pacifica: "Trump – ha spiegato – richiama l'assemblea a confrontarsi contro regimi autoritari, dittature. La discussione è semmai se questo possa essere un compito che si può risolvere da soli o in che modo lo si può fare coinvolgendo alleati, e in questo il rapporto Usa-Europa e' fondamentale, e anche gli altri membri del consiglio di sicurezza dell'Onu". 

Sul clima Gentiloni ha espresso la sua preoccupazione: "Siamo pienamente consapevoli della sfida che i cambiamenti climatici pongono. E' un'emergenza sistemica le cui conseguenze sociali sono già tragicamente evidenti, basti pensare agli oltre duecento milioni di sfollati che dal 2008 al 2015 sono stati costretti a lasciare le loro terre per i devastanti effetti dei fenomeni climatici".

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