Neutralità, disarmo e integrità territoriale: di cosa si parlerà nei colloqui tra Russia e Ucraina
Nelle prossime ore si svolgerà in Turchia il nuovo round di colloqui negoziali tra le delegazioni di Russia ed Ucraina. I rappresentanti dei due Paesi si incontreranno di nuovo in presenza a Istanbul, dopo aver condotto le ultime trattative di pace in videoconferenza, con la speranza che si possa risolvere la guerra in corso senza ulteriori spargimenti di sangue. Sul tavolo ci sono almeno sei punti sui quali Kiev e Mosca stanno discutendo e che potrebbero essere cruciali per la fine delle ostilità. Ma le loro posizioni sono ancora lontane e il processo di negoziazione viene definito da entrambe le parti come "complicato".
Mentre l'Ucraina chiede il cessate il fuoco e il ritiro immediato delle truppe russe, Mosca chiede che vengano soddisfatte sei condizioni per la fine della guerra, come ha spiegato anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che sta cercando di mediare tra le due parti. Il primo punto riguarda l'adesione dell'Ucraina alla Nato, su cui il presidente Zelensky ha già compiuto un passo indietro nei giorni scorsi riconoscendo che il suo Paese non entrerà a far parte dell'Alleanza Atlantica. Sempre Zelensky ha però precisato che la questione neutralità "verrà sottoposta a un referendum perché la legge ucraina lo richiede per i cambiamenti di status e perché una consultazione popolare avrebbe un risultato immediato, laddove una modifica costituzionale richiederebbe un anno". Nessun passo indietro, invece, rispetto alla richiesta di disarmo, o smilitarizzazione. Kiev non accetterà di rimanere completamente disarmata, ma è pronta a fare concessioni. "Non ci sediamo affatto a un tavolo se si parla di una sorta di smilitarizzazione, una sorta di denazificazione. Per me sono cose assolutamente incomprensibili", ha precisato il presidente ucraino.
Tra le altre richieste avanzate da Mosca, il riconoscimento del russo come una lingua ufficiale del Paese, la sicurezza collettiva e la questione Donbass e Crimea, anche se l'Ucraina al momento non intende cedere in nome dell'integrità territoriale. Mentre la Crimea è stata annessa alla Russia otto anni fa, sempre dal 2014 si combatte una guerra nelle autoproclamate repubbliche filorusse di Donetsk e Luhansk. Mosca le ha riconosciute poco più di un mese fa, prima dell'invasione dell'Ucraina del 24 febbraio. Tuttavia, il presidente Zelensky si è detto pronto ad un compromesso sul Donbass perché "vogliamo ridurre il più possibile il numero delle vittime, la durata della guerra, vogliamo che le truppe si ritirino nelle posizioni precedenti all'attacco".