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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Netanyahu ricorrerà in appello contro il mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale

Benyamin Netanyahu ha deciso che Israele notificherà alla Corte Penale Internazionale (CPI) dell’Aja (Paesi Bassi) la sua intenzione di ricorrere in appello contro i mandati di arresto emessi per lui e per l’ex ministro della difesa Yoav Galant.
A cura di Davide Falcioni
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All'indomani dell'accordo per un cessate il fuoco in Libano il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha deciso che Israele notificherà alla Corte penale internazionale (CPI) dell'Aja (Paesi Bassi) la sua intenzione di ricorrere in appello contro i mandati di arresto emessi per lui e per l'ex ministro della difesa Yoav Galant. A renderlo noto il sito di informazioni con sede nello Stato ebraico Ynet, secondo cui Netanyahu ha preso la decisione all'ultimo minuto, dato che il termine ultimo per il ricorso scade oggi a mezzanotte.

Alcuni esperti di diritto internazionale avrebbero raccomandato a Netanyahu di fare appello, sostenendo che Israele ha un "una possibilità" che il ricorso venga accolto dal momento che la decisione della CPI sarebbe "imperfetta". Di contro, però, alcuni ministri e funzionari dello stato ebraico si sono opposti, ritenendo che Israele dovrebbe ignorare i mandati d'arresto poiché un appello riconoscerebbe implicitamente l'autorità della Corte Penale Internazionale.

Di cosa sono accusati Netanyahu e Gallant

La scorsa settimana la Camera preliminare I della Corte dell'Aja ha emesso i mandati nei confronti del premier israeliano Benyamin Netanyahu e dell'ex ministro della Difesa Yoav Gallant, ritenuti entrambi responsabili delle "attività degli organi governativi israeliani e delle forze armate". I due sono accusati di crimini di guerra e crimini contro l'umanità, entrambi commessi nell'ambito di "un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile di Gaza" tra l'8 ottobre 2023, il giorno successivo al sanguinoso attacco di Hamas nel sud di Israele, e fino ad "almeno" il 20 maggio 2024, giorno nel quale la Procura della Corte Penale Internazionale ha depositato le richieste di arresto.

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Fame come metodo di guerra

Nello specifico, la Corte sostiene che Netanyahu e Gallant hanno usato "la fame come metodo di guerra". La Camera preliminare, in quest’ottica, afferma che "vi sono fondati motivi per ritenere che entrambi gli individui abbiano intenzionalmente e consapevolmente privato la popolazione civile di Gaza di beni indispensabili alla loro sopravvivenza, tra cui cibo, acqua, medicine, nonché carburante ed elettricità", ostacolando il lavoro delle organizzazioni umanitarie e degli ospedali.

Assistenza umanitaria insufficiente

Per la Corte, poi, ogni volta che Israele ha deciso di aumentare gli aiuti è stato su "pressione della comunità internazionale o degli USA", ma "l'assistenza umanitaria non è stata sufficiente", anzi è stata "minima". E non c'era, tra l’altro, "alcuna chiara necessità militare o altra giustificazione" per queste restrizioni. Tutto ciò per i giudici ha "creato condizioni di vita tali da provocare la distruzione di parte della popolazione civile di Gaza, con la morte di civili, compresi bambini, per malnutrizione e disidratazione".

Crimine contro l'umanità di omicidio

La Corte Penale Internazionale non ritiene che esistano specifici elementi per accusare Netanyahu e Gallant del "crimine contro l'umanità di sterminio", ma, più specificatamente, di "crimine contro l'umanità di omicidio". Tra l’altro, hanno spiegato i giudici, “limitando o impedendo intenzionalmente l'ingresso di forniture mediche e medicinali a Gaza", i medici "sono stati costretti a operare i feriti e a eseguire amputazioni, anche su bambini, senza anestesia", "causando a queste persone estremo dolore e sofferenza. E questo equivale al crimine contro l'umanità di altri atti disumani".

La Francia garantisce immunità a Netanyahu e Gallant

Ebbene, nonostante la gravità delle condotte contestate a Netanyahu e Gallant oggi la Francia ha fatto sapere che "rispetterà gli obblighi internazionali", ma per quanto riguarda il mandato d'arresto, ci sono delle "immunità" previste dal diritto internazionale riguardo "gli stati che non fanno parte della Corte Penale Internazionale". "La Francia – ha comunicato il portavoce del Quai d'Orsay – rispetterà i suoi obblighi internazionali, restando inteso che lo Statuto di Roma esige piena cooperazione con la CPI e prevede anche che uno stato non possa essere costretto ad agire in modo incompatibile con i suoi obblighi in base al diritto internazionale per quanto riguarda le immunità degli stati che non fanno parte della CPI".

"Tali immunità – continua – si applicano al primo ministro Netanyahu e agli altri ministri coinvolti e dovranno essere prese in considerazione se la CPI dovesse chiederci il loro arresto e la loro consegna".

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