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Talebani a Kabul: le ultime news sull'Afghanistan

Nell’Afghanistan dei talebani alcuni genitori vendono i figli per pagare i debiti

In Afghanistan molti genitori sono costretti a vendere i bambini per pagare i debiti: la situazione riguardante la povertà nel Paese diventa sempre più grave. Con la sospensione dei fondi umanitari occidentali, non ci sono più i soldi per pagare medici, infermieri e insegnanti. Scarseggiano inoltre anche i medicinali salvavita.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Da quando i talebani hanno preso Kabul il 14 agosto scorso, la povertà in Afghanistan non ha fatto altro che aggravarsi sfociando in una crisi umanitaria senza precedenti che lentamente peggiora. Tre mesi dopo, il 95% degli afghani non ha abbastanza da mangiare secondo il World Food Programme delle Nazioni Unite. Una situazione disperata che sta spingendo i cittadini a fare qualunque cosa per sopravvivere. Questo è il caso di famiglie come quella di Saleha che prima dell'arrivo dei talebani nella provincia occidentale di Badghis lavorava con il marito in una fattoria. Due anni fa, però, i due hanno perso il lavoro a causa dei combattimenti nella zona. Per poter sfamare i propri figli, hanno chiesto un prestito importante che però non sono ancora riusciti a ripagare. Se non dovessero trovare i soldi per mettere un punto al debito, Saleha e suo marito saranno costretti a cedere a uno dei creditori la loro figlia più piccola. Najiba dovrà fare i lavori domestici nella casa del creditore e sposare uno dei suoi tre figli quando raggiungerà la pubertà. La bimba ha solo 6 anni.

Una sorte comune a molte famiglie in Afghanistan. Una vera e propria corsa contro il tempo per salvare i bambini da un destino di schiavitù. In tantissimi però non ci riescono e consegnano i figli come merce di scambio. La povertà potrebbe rappresentare un terreno fertile per lo Stato Islamico: i terroristi dell'Isis, attualmente unici rivali significativi per i talebani, potrebbero reclutare i bimbi ancora in tenera età e crescerli come soldati.

Gli aiuti umanitari

I talebani hanno asserito più volte di accogliere con favore gli aiuti umanitari internazionali per il Paese. Per ottenerli, però, non hanno intenzione di scendere a compromessi sulle proprie convinzioni governative. La crisi umanitaria ha acceso all'interno della comunità internazionale un dibattito sull'opportunità di cercare di moderare il comportamento dei talebani per garantire maggiori diritti alle donne, alle minoranze e ai bambini. Il problema, però, è che gli aiuti umanitari devono restare incondizionati per permettere ai civili di vivere in condizioni più dignitose durante l'inverno. Mettere in pausa i finanziamenti salvavita da parte dell'occidente, con in testa gli Stati Uniti, perché non si sono ancora raggiunti accordi sulla tutela dei diritti dei civili sarebbe "assolutamente sbagliato" secondo il segretario generale del Norwegian Refugee Council, Jan Egeland. Egeland ha anche dichiarato di non voler riaprire le scuole maschili lì dove quelle femminili non saranno consentite, ma per nessun motivo vuole trattare sugli aiuti umanitari.

Ospedali e cliniche dipendevano dai finanziamenti stranieri

Le strutture sanitarie afghane dipendevano per la maggior parte dai fondi stranieri. Solo il 17% degli ospedali è ora funzionante: il 64% ha esaurito i farmaci essenziali secondo Richard Brennan, direttore regionale dell'emergenza per l'Organizzazione mondiale della sanità. I fondi erogati dall'occidente pagavano anche decine di migliaia di stipendi a medici, infermieri e insegnanti che ora faticano a tirare avanti. Scarseggiano anche le medicine comuni come antibiotici e forniture di base come guanti chirurgici e bende.

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