Parigi sotto choc ha reagito con la solidarietà. Ieri sera, quando si faticava ancora a capire gli accadimenti, centinaia di parigini si sono messi in rete su tweeter hanno proposto di aprire le loro case ai passanti e a tutti coloro che hanno avuto bisogno di trovare un riparo o fare una sosta, o ricaricare il cellulare per avvertire i propri cari. Cinque linee importanti della metropolitana della capitale francese sono state chiuse, e le operazioni di polizia in corso hanno reso praticamente impossibile il rientro a casa per chi si trovava dall'altra parte della città.
L'hashtag su twitter #PorteOuverte con delle varianti anche in inglese #Opendoor o #OffeneTüren per i turisti e per chi era andato ad assistere all'amichevole Francia Germania, ha raggiunto in poche ore 460 000 tweet. Dei taxi hanno offerto il loro servizio gratuitamente.
"Se qualcuno è bloccato, posso ospitare da 2 a 3 persone, rue de Martyrs, nel 9° arrondissement. “il nostro divano letto è pronto per chi è bloccato nel ventesimo”.
Una giornalista invitava a “geolocalizzarsi” e indicare la posizione delle porte aperte in tutta Parigi:
"Una trentina di sconosciuti accolti. Emozionante e incredibile. Abbiamo un piccolo stock di birre. Tristi e sconvolti" tweetta un locale. Oppure Antoine twitta:
"Rue Castagnary, posso ancora ospitare persone, e i miei vicini anche probabilmente. 15esimo arrondissement".
Clement: "Non so bene a cosa serva ma posso aprire il mio appartamento nel 20esimo arrondissement, incrocio Rue de Pyrénées" e Arthur: “Sono a Belleville, se avete bisogno da questa parte”. Benjamin: “Abbiamo accolto tre persone, siamo il doppio al sicuro. E è doppiamente bene”.
Un successo tale che degli internauti hanno raccolto e messo in relazione messaggi di richiesta e quelli di offerta di aiuto. Nelle pagine a disposizione queste frasi incoraggiavano chi vagava per Parigi: “non dimenticate che non si deve aver paura. Il ruolo del terrorista è di terrorizzare. Non gli diamo questa soddisfazione. Non gli diamo senso”. Poi la cancellazione degli indirizzi “per l'anonimato collettivo”.
La gara di solidarietà non si è fermata a questo:i centri di raccolta sangue sono stati letteralmente presi d'assalto da volontari che hanno voluto donare sangue per i numerosi feriti, alcuni dei quali gravissimi, ricoverati in tutti gli ospedali dell'Ile de France. Dice uno dei responsabili di questi centri (EFS): “questa mattina 19 centri hanno aperto, ed erano stracolmi di volontari venuti a donare ”. E comunque si è potuto fare fronte da subito alle urgenze grazie alle donazioni regolari dei parigini.
In queste ore molti si stanno recando nei luoghi protagonisti degli attentati alla Rue Bichat e davanti al Bataclan: chi sta portando mazzi di fiori e messaggi, chi si raccoglie in silenzio. Il ministero degli Interni ha creato una pagina acebook su cui ciascuno poteva cliccare “sono salvo”. Dice la pagina “ si direbbe che ti trovi nella regione toccata dagli attacchi terroristi a Parigi. Di' ai tuoi amici che sei salvo” Ma anche per lanciare messaggi “Importante! Qualcuno ha un Philippe a casa? Sua figlia non ha più sue notizie”.
Nella catena di solidarietà un altro passo lo sta facendo anche l'informazione che al momento degli attacchi a Charlie Hebdo è stata pesantemente criticata: in alcuni casi la modalità invasiva e l'ansia di dare tutti i dettagli come si fosse trattato di un gioco è stata anche di intralcio ai blitz e alle azioni di polizia. Oggi i media francesi mantengono un altissimo livello di prudenza. Mentre in Italia si accavallavano supposizioni, commenti fatti diventare notizie certe, sui social francesi in genere è molto condivisa l'attenzione alle bufale e alle informazioni distorte. A queste si aggiunge l'appello alla prudenza nel rilacsiare informazioni e suggerire ricette cariche di odio. Prudenza, equilibrio e solidarietà sono in questo momento le chiavi più accreditate per reagire al terrorismo.