Nel 2023 a causa delle guerre il numero degli sfollati è salito a 75,9 milioni: il report di Idmc
Nello scorso anno il numero di persone che hanno dovuto abbandonare le loro case, soprattutto a causa delle guerre, è salito al livello record di 75,9 milioni, secondo le stime dell'ultimo rapporto pubblicato dall'Internal Displacement Monitoring Center (Idmc). Nel 2022 erano 71 milioni. Sono i cosiddetti "sfollati interni", coloro che, rispetto a profughi o rifugiati, non lasciano il territorio nazionale e per questo si ritrovano privi di adeguate tutele, a partire dal riconoscimento di uno status giuridico speciale.
"Questa cifra continua a crescere, poiché le persone costrette a fuggire a causa di disastri, conflitti o violenze si uniscono a quelle che vivono in condizioni di sfollamento da anni o addirittura da decenni e non hanno ancora trovato una soluzione duratura", si legge nel report. La metà di queste persone si trova principalmente in Sudan, Siria, Repubblica Democratica del Congo, Colombia e Yemen ma a determinare l'aumento sono stati soprattutto i conflitti in Ucraina, Palestina e nell'Africa sub-sahariana.
Gli sfollati sono aumentati del 49%: 20,5 milioni in più a causa delle guerre
Solo nell'ultimo anno, le guerre e i conflitti hanno provocato 20,5 milioni di nuovi sfollati interni in 45 Paesi. Quasi due terzi del totale si trovano in Sudan, nella Striscia di Gaza e nella Repubblica democratica del Congo. "Il conflitto in Palestina ha contribuito a far aumentare di otto volte gli sfollati da conflitti in Medio Oriente e Nord Africa nel 2023, dopo tre anni di cali consecutivi", spiega Idmc.
In totale, coloro che hanno dovuto lasciare le loro abitazioni e i loro averi sono 68,3 milioni su un totale di 75,9 milioni di sfollati. È il dato più alto dal 2008, da quando cioè sono disponibili i primi monitoraggi sul fenomeno. "L'escalation di violenze in Sudan e in Palestina, hanno costretto milioni di persone a fuggire aggiungendosi alle decine di milioni che già vivevano in condizioni di sfollamento a causa di conflitti in corso o precedenti. Terremoti, tempeste, inondazioni e incendi hanno distrutto un gran numero di case, costringendo ancora più persone a rimanere sfollate".
Tuttavia le singole statistiche "sono solo una parte della storia", sottolinea l'Ong. "I conflitti spesso si protraggono per lunghi periodi di tempo e, anche quando si attenuano o si risolvono, l'instabilità, l'insicurezza, i danni alle infrastrutture e le interruzioni istituzionali che hanno causato possono lasciare le persone sfollate per anni". Non è un caso che in Siria dal 2014 il numero degli sfollati sia rimasto pressoché invariato (è passato dai 7,6 ai 7,2 milioni) nonostante dal 2017 in poi la violenza del conflitto si sia attenuata. "Come, quando e dove le persone si spostano può cambiare notevolmente. Con l'evolversi dei conflitti, la violenza può costringere alcune persone a spostarsi più volte. Altri si spostano meno spesso, ma restano comunque sfollati", continua il report.
"I conflitti rendono difficile anche la raccolta dei dati sugli sfollati. I singoli dati, che ci dicono chi è stato sfollato, per quanto tempo e le difficoltà specifiche che i diversi gruppi devono affrontare nel tentativo di risolvere il loro sfollamento, tendono a essere molto scarsi. Dati migliori raccolti nel tempo aiuterebbero i politici a valutare l'evoluzione dei bisogni degli sfollati e a progettare percorsi più efficaci verso soluzioni durature", conclude Idmc.