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Guerra in Ucraina

Negoziati Russia-Ucraina, Darnis (Luiss): “Mosca non affidabile, tutto dipende dalle sorti delle armi”

L’intervista di Jean Pierre Darnis, docente di Contemporary History all’Università Luiss di Roma, a Fanpage.it: “Bisogna essere prudenti nel considerare questa fase. La situazione sul terreno offre una lettura parecchio diversa da quella di un negoziato in cui si calmino le acque. Le trattative per Mosca potrebbero essere una mossa tattica che serve a prendere tempo e a riattaccare da un’altra parte”.
Intervista a Jean-Pierre Darnis
Docente di Contemporary History all'Università Luiss di Roma.
A cura di Ida Artiaco
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"In questa fase delle trattative bisogna essere molto prudenti. Anche se oggettivamente sono stati fatti passi in avanti nei colloqui, la situazione sul terreno di combattimento offre una lettura parecchio diversa. Le acque non si sono calmate e la Russia, come abbiamo visto nelle ultime settimane, non è affidabile". Così Jean Pierre Darnis, docente di Contemporary History all'Università Luiss di Roma, ha commentato a Fanpage.it i negoziati di pace che si sono svolti ieri tra le delegazioni di Russia e Ucraina a Istanbul, in Turchia, in cui si è parlato, tra le altre cose, dello status neutrale di Kiev. "Oggi è stato raggiunto il più significativo progresso nei negoziati in corso", aveva annunciato il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, a più di un mese dall'invasione russa. Ma è davvero così?

Il professor Jean-Pierre Darnis.
Il professor Jean-Pierre Darnis.

Prof. Darnis, secondo lei i negoziati di ieri sono stati davvero costruttivi?

"C'è molto di irrisolto, bisogna essere estremamente prudenti nel considerare questa fase. La situazione sul terreno offre una lettura parecchio diversa da quella di un negoziato in cui si calmino le acque. Sembra che la posizione russa sia dettata dalla sua disfatta sul campo, dalla necessità di raggruppare le truppe e ritirarle da alcune zone come Kiev e di concentrarsi su altri bersagli. Quindi il negoziato per la Russia potrebbe essere una mossa tattica che serve a prendere tempo e a riattaccare da un'altra parte. Dobbiamo essere molto cauti. Anche perché la Russia, come abbiamo già visto negli ultimi mesi, non è affidabile. Certamente ci sono stati i colloqui, è un dato, c'è discorso di definizione di una soluzione diplomatica che in qualche modo ci sarà un giorno o l'altro, ma pensare che questo processo sia lineare significherebbe che ci si può fidare della parola dei russi e purtroppo abbiamo visto nelle ultime settimane che non è così. In ogni caso, sembra molto difficile pensare che la Russia possa abbandonare i suoi obiettivi strategici di imperialismo e conquista dell'Ucraina".

Tra i punti più importanti discussi c'è quello della neutralità dell'Ucraina. Cosa significherebbe l'adozione di questo status anche per i Paesi europei?

"Io non penso che questa ipotesi sia al momento concreta. L'Ucraina rimane un Paese armato dalla NATO, lo è e lo sarà. Se in un futuro Kiev diventerà membro dell'Alleanza o meno, questo sarà quasi secondario, perché rimarrà comunque strettamente alleata, anche perché questo conflitto, con degli aspetti anche criminali da parte della Russia, ha mostrato la totale inaffidabilità e il pericolo che Mosca rappresenta sia per l'Ucraina che per l'Europa occidentale. Se neutralità significa non entrare formalmente nella NATO, credo sia molto prematuro ragionare su questo scenario. I tempi di neutralità vera non ci sono e non ci saranno. Per altro l'attacco della Russia all'Ucraina è anche un attacco di politica interna contro l'Occidente e il modello alternativo che rappresenta Kiev dentro nell'Unione, ma credo che ciò sia irrinunciabile per l'Ucraina e quindi alla fine di neutralità non si parla".

Un altro fronte caldo è quello che riguarda la questione Crimea e Donbass, su cui le due parti restano distanti. Cosa dovremmo aspettarci?

"Tutto dipende ancora una volta dalle sorti delle armi. Più la Russia subirà disfatte sul terreno meno potrà pretendere. Quindi, bisogna capire come andranno avanti i combattimenti in corso, cioè fino a che punto l'Ucraina potrà difendersi come sta facendo adesso ed anzi contrattaccare e fino a che punto i russi si mobiliteranno per ristabilire una loro forma di vantaggio. Le sorti delle armi ci indicheranno la via".

Si è parlato anche di Paesi garanti, tra cui l'Italia. Che ruolo può svolgere il nostro Paese in queste trattative?

"Rivestirà un'importanza molto limitata, così come il resto di Paesi europei. Non dimentichiamo che quando l'Ucraina ha deciso di sbarazzarsi delle armi nucleari e di affidare la sua sicurezza ad un trattato internazionale firmato da Uk, Usa e Russia che garantisse le sue frontiere, questo documento è stato completamente disatteso dopo il conflitto del 2014. Nessuno ha mandato i propri soldati per andare a difendere l'Ucraina. Io non credo pertanto che Kiev si fidi dei Paesi occidentali fino in fondo al punto da essere garanti e mi stupirebbe che a nome di un trattato firmato, se ci fosse una maggiore risposta della Russia, l'Italia mandasse soldati a difesa dell'Ucraina".

Gli ultimi colloqui si sono svolti in Turchia, che si è offerta come mediatore per la Pace. Prima di lei, ci aveva provato anche Israele. Quale Paese crede che potrà avere un ruolo chiave nei prossimi incontri?

"Solo Russia e Ucraina, nessun altro".

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