Negli Stati Uniti emesso il primo passaporto col genere X per chi non si riconosce come uomo o donna
Gli Stati Uniti hanno emesso oggi il primo passaporto con la X per indicare il terzo genere, un passo storico per le persone che non si riconoscono nella categoria binaria maschio o femmina, "una pietra miliare" per i diritti dei soggetti intersessuali e non conformi al genere, come ha scritto la stampa locale. L'opzione sarà disponibile normalmente dall'inizio del 2022, sia sui passaporti che sui certificati di nascita degli americani all'estero. "Voglio ribadire, in occasione dell'emissione di questo passaporto, l'impegno del dipartimento di stato a promuovere la libertà, la dignità e l'eguaglianza di tutte le persone, comprese quelle della comunità Lgbtqi", ha detto il portavoce Ned Price.
Il dipartimento di Stati Usa aveva annunciato a giugno che avrebbe aggiornato le sue procedure per consentire ai cittadini di selezionare autonomamente il proprio "sex marker" per i passaporti e che "non sarebbe stata più necessaria la certificazione medica" qualore il genere autoselezionato non corrispondesse al sesso elencato sui documenti di identità ufficiali, come il certificato di nascita. Per questioni di privacy, non è stato reso noto chi sia il destinatario del primo nuovo passaporto. Ad accelerare il cambiamento però, come si legge su Cnbc, è stato il caso di Dana Zzyym, residente intersessuale del Colorado, che dal 2015 ha combattuto in un’aspra battaglia legale con le istituzioni, dopo che le è stato negato il documento di viaggio – necessario per recarsi alla riunione dell'Organizzazione Intersex International in Messico – per non aver sbarrato sulla domanda né la casella "maschio", né quella "femmina".
Gli Stati Uniti si uniscono così a Canada, Australia, Nuova Zelanda e altri paesi che hanno politiche simili sui passaporti con il genere X. La notizia della svolta storica arriva nel giorno in cui invece in Italia il Senato ha affossato il ddl Zan contro l’omotransfobia. Per la legge, con l’approvazione della cosiddetta "tagliola" che ha impedito di passare all’analisi dei singoli articoli del ddl, di fatto suona uno stop definitivo, almeno in questa legislatura.