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‘Ndrangheta in Slovacchia, l’Antimafia: “È lì che le cosche riciclano il denaro”

Nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio del giornalista Jan Kuciak, oltre ad Antonino Vadalà, sono finiti in manette altre sei italiani. Dopo gli arresti stanno emergendo nuovi particolari: la Dia e la procura antimafia di Reggio Calabria da tempo tenevano sotto controllo le attività del gruppo in Slovacchia. E la Commissione europea promette “tolleranza zero” sulle possibili infiltrazioni mafiose nei finanziamenti europei.
A cura di Mirko Bellis
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La manifestazione silenziosa tenuta a Bratislava in ricordo di Jan Kuciak, il giornalista slovacco ucciso assieme alla fidanzata (Gettyimges)
La manifestazione silenziosa tenuta a Bratislava in ricordo di Jan Kuciak, il giornalista slovacco ucciso assieme alla fidanzata (Gettyimges)

Salgono a 7 gli italiani arrestati nell’ambito dell’inchiesta per l’omicidio del giornalista slovacco Jan Kuciak e della fidanzata Martina Kusnirova. Come riferisce il quotidiano Korzar, l'operazione condotta dall'Agenzia nazionale anticrimine ha portato inizialmente all'arresto dell'imprenditore Antonio Vadalà, del fratello Bruno e del cugino Pietro Catroppa. Successivamente, il capo della polizia Tibor Gaspar ha confermato l'arresto di altre 4 persone identificate come Sebastiano Vadalà, Diego Roda, Antonio Roda, Pietro Catroppa (26 anni).

Della famiglia Vadalà e dei presunti legami con la ‘Ndrangheta si stava occupando Kuciak nel suo reportage in cui svelava come le cosche calabresi fossero riuscite a penetrare il tessuto economico e politico slovacco. Un lavoro complesso per ricostruire gli intrecci politico affaristici di Antonino Vadalà con alcune persone vicine al premier Robert Fico.

Dopo la notizia dell’arresto dei 7 italiani sono emersi nuovi particolari che confermano le ipotesi del giornalista ucciso. Secondo la Direzione Investigativa Antimafia (Dia), dietro al gruppo ci sarebbe le attività di riciclaggio legate alla ‘ndrangheta. "I nuovi sbocchi commerciali determinatisi a seguito della globalizzazione dei mercati – rileva la Dia – potrebbero attirare verso alcuni Paesi dell'Est europeo, tra cui la Repubblica Slovacca, le mire espansionistiche delle organizzazioni criminali di matrice italiana, sempre alla ricerca di ‘mercati nuovi' per poter riciclare proventi illeciti". In particolare, si sottolinea nella relazione, lo scambio info-investigativo con gli investigatori slovacchi ha riguardato "società e soggetti collegati ad un'organizzazione legata alla ‘ndrangheta, dedita al riciclaggio attraverso transazioni finanziarie all'estero".

Anche la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabra aveva allertato da tempo sulle attività degli arrestati. "Già da tempo avevamo ufficialmente posto all'attenzione degli organi di polizia internazionale e della polizia nazionale slovacca la necessità di monitorare le attività del gruppo dei calabresi arrestati perché sospettati di essere coinvolti nell'omicidio del giovane giornalista Jan Kuciak e della sua compagna", ha affermato all’Ansa Gaetano Paci, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria.

"Il sospetto – ha spiegato Paci – era nato focalizzando i movimenti degli arrestati, tutti appartenenti e collegati a famiglie mafiose di Bova Marina e di Africo Nuovo, per l'improvviso esplodere di posizioni di grande valore economico ed imprenditoriale in Slovacchia cui erano divenuti titolari: dalle iniziative sulle energie alternative, alle attività agricole e zootecniche". "Anche in quel Paese, stando alle prime fasi dell'inchiesta – ha detto ancora il capo della Dda reggina – emerge, preoccupante, l'affermarsi del ‘modello ‘ndrangheta', capace di instaurare relazioni collusive con segmenti dell'establishment politico e amministrativo locale e condizionare a proprio vantaggio in maniera distorsiva e determinante in senso negativo i poteri locali nei territori in cui uomini della ‘ndrangheta si riposizionano. Lo abbiamo già evidenziato con le inchieste eseguite nei Paesi del nord Europa, ne emerge conferma, adesso, dell'espansione della ‘ndrangheta e dei suoi metodi corruttivi nei Paesi dell'est europeo dove, peraltro, non esistono gli stessi strumenti legislativi e le stesse prassi avanzate che abbiamo in Italia per contrastare efficacemente la ‘ndrangheta".

Dopo la pubblicazione del reportage di Jan Kuciak sui rapporti tra Antonino Vadalà e gli stretti collaboratori del premier slovacco Robert Fico, l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf), ha ammesso di essere al corrente dei possibili abusi dei fondi comunitari per l'agricoltura, con eventuali infiltrazioni mafiose in Slovacchia. "Queste questioni sono state portate alla luce, di recente, dal lavoro del giornalista investigativo Jan Kuciak". Ma "in questa fase non possiamo fare commenti", spiegano dall'ufficio stampa dell'Olaf. Da Bruxelles è arrivato invece il commento della Commissione europea. Il portavoce dell'esecutivo comunitario Alexander Winterstein ha promesso “tolleranza zero” su possibili infiltrazioni della mafia nei fondi europei. "La Commissione europea ha zero tolleranza nei confronti delle frodi con i fondi europei. Nel caso specifico, abbiamo inviato una lettera alle autorità pagatrici competenti, in Slovacchia, per chiedere informazioni", ha dichiarato Winterstein.  "Abbiamo regole molto chiare sulla gestione dei fondi – ha concluso il portavoce – e sono principalmente gli Stati membri i responsabili per il loro utilizzo sano e legale".

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