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Naufragio El Faro, le ultime parole dei marinai: “Aiuto, siamo spacciati”. Poi il silenzio

Per un lungo tratto i marinai sembrarono voler sfidare il ciclone Joaquin. Poi però il cargo iniziò ad imbarcare acqua e colò a picco: per i 33 membri dell’equipaggio non ci fu nulla da fare.
A cura di Davide Falcioni
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Era il primo ottobre del 2015 quando la nave cargo El Faro affondò al largo delle Bahamas a causa della  tempesta Joaquin, che in quelle ore si abbatteva su quel tratto di oceano: a bordo dell'imbarcazione viaggiavano 33 persone, tutte annegate quando la nave è colata a picco ed è stata inghiottita dagli abissi. Il mercantile, carico di automobili e containe, era salpato dal porto di Jacksonville (Florida) ed era diretto a Porto Rico. Il capitano, descritto da tutti come un ufficiale di grande esperienza, decise di mettersi in viaggio malgrado fosse previsto l’arrivo di Joaquin, convinto che sarebbe riuscito a schivare – seppur di poco – la tempesta, per la quale le previsioni avevano ipotizzato un andamento lievemente diverso da quello che poi, in effetti, ebbe

Le cose andarono molto diversamente e il cargo finì nel pieno del ciclone, e da quel momento in poi cominciarono i tentativi del comandante di sconfiggere le forze della natura: la nave imbarcò acqua, riuscì comunque a resistere ma poco dopo arrivò un nuovo allarme. Coi motori in panne, inclinato di 15 gradi, El Farò alle 4 del mattino di quel primo ottobre 2015 emise l'ultimo segnale.

I marinai sfidarono il cicloni: "O sì, ci siamo. Ciao, Joaquin"

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Ebbene, per quella tragedia del mare che vide la morte di 33 persone si sta ancora cercando di fare chiarezza. Il National Transportation Safety Board ha rilasciato nei giorni scorsi le trascrizioni audio di quel lungo viaggio, recuperate dopo l'esame della scatola nera del relitto. Ventisei ore di registrazioni che gli inquirenti hanno ascoltato decine di volte. Si può udire il comandante avvisare la Capitaneria di Porto: "Siamo noi, stiamo per entrare nella tempeste", e il sottufficiale rispondere ironicamente "Oh, oh, oh, sì!". Il clima all'interno del cargo sembrava essere piuttosto spensierato: i marinai, tutti esperti, nelle registrazioni appaiono eccitati. "Ascolta che vento c'è là fuori. Ci siamo, Ciao, Joaquin", dice un membro dell'equipaggio, quasi in tono di sfida.

La situazione tuttavia precipita letteralmente qualche ora più tardi: El Faro è in balia della tempesta, ha imbarcato acqua e il comandante ha ordinato a tutti i membri dell'equipaggio di prepararsi ad abbandonare la nave. I venti sono fortissimi e le onde, alte metri, sbalzano i marinai da una parte all'altra del ponte. Intorno alle 4 del mattino viene dato l'ordine di calare le zattere, ultimo disperato tentativo dei naufraghi di mettersi in salvo. Prima, però, si sente chiaramente un marinaio gridare, "Aiutatemi. Sono spacciato". Un collega gli risponde: "Stai tranquillo, ce la faremo". Poi il silenzio.

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