Naufragio al largo della Tunisia, ameno una persona è morta e dieci sono disperse
Un altro naufragio al largo della Tunisia. Almeno una persona è morta e altre dieci risultano disperse dopo che la barca su cui viaggiavano è affondata. Ormai sono oltre 600 i migranti che, dall'inizio dell'anno, sono annegati dopo essere salpati dalle coste tunisine per attraversare il Mediterraneo e raggiungere l'Europa. Il Paese negli ultimi mesi si è sostituito alla Libia come svincolo di transito delle rotte migratorie dall'Africa subsahariana: tantissime persone vanno in Tunisia per provare a partire da Sfax, ma moltissimi rimangono bloccati e finiscono a vivere in condizioni estremamente precarie, spesso vittime di abusi e discriminazioni.
Il presidente tunisino, Kaïs Saïed, ha smentito quello che diverse organizzazioni umanitarie e giornalisti stanno raccontando in questi giorni, affermando che nel suo Paese "i migranti ricevono un trattamento umano, derivante dai nostri valori, contrariamente a quanto promuovono i circoli coloniali e i loro agenti disattenti". Per poi lamentare che "la Tunisia non è un appartamento ammobiliato in vendita o in affitto, e che gli immigrati, che di fatto sono sfollati, hanno scelto la Tunisia come destinazione perché è una rotta spianata per loro da reti criminali".
Intanto Human Rights Watch ha denunciato come molte persone di origine subsahariana siano state espulse improvvisamente dal Paese, chiedendo a Tunisi di consentire agli aiuti umanitari di raggiungerle: si trovano infatti in una zona molto pericolosa al confine con la Libia. "Non solo è inconcepibile maltrattare le persone e abbandonarle nel deserto, ma le espulsioni di massa violano il diritto internazionale", ha detto l'organizzazione specificando che tra queste ci sarebbero anche bambini e donne incinte.
"Sono soli nel deserto, feriti, aggrediti, senza cibo e acqua", ha proseguito Human Rights Watch. L'organizzazione è riuscita a parlare al telefono con alcune di queste persone, che hanno raccontato di essere state arrestate durante i raid della polizia e della guardia nazionale tunisina nei pressi di Sfax. E che, dopo essere state lasciate nel deserto, sono state raggiunte da miliziani libici armati di machete che le hanno derubate, stuprando diverse donne.