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Nature: “Per ridurre rischio varianti i Paesi ricchi donino vaccini a quelli poveri”

Secondo uno studio pubblicato su Nature se i Paesi ricchi riuscissero a portare al 46% la quota di vaccini donati a quelli poveri si potrebbero ridurre sia le morti per Covid-19 sia il rischio di comparsa di nuove mutazioni.
A cura di Davide Falcioni
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Vaccinare tutto il mondo per uscire dalla pandemia. Continua ad essere questa l'unica soluzione per contrastare la diffusione del virus ed evitare l'insorgenza di nuove varianti. Secondo un modello matematico pubblicato su Nature Human Behaviour dai ricercatori dell'Università di Hong Kong se i Paesi ricchi riuscissero a portare al 46% la quota di vaccini donati a quelli poveri e in via di sviluppo si potrebbero ridurre sia le morti per Covid-19 sia il rischio di comparsa di nuove mutazioni.

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Lo studio è accompagnato da un editoriale e da altri otto articoli firmati da funzionari della sanità pubblica, esperti di proprietà intellettuale e attivisti che chiedono una maggiore equità nell'accesso ai vaccini per poter fermare le ondate pandemiche. "Covid-19 è un problema collettivo che le azioni egoistiche non risolveranno", spiega l'editoriale commentando i dati inequivocabili che emergono dallo studio di Hong Kong.

I ricercatori guidati da Qingpeng Zhang e Daniel Zeng hanno fatto delle proiezioni a cinque anni per ipotizzare come la disuguaglianza nell'accesso ai vaccini potrebbe avere ripercussioni nell'andamento della pandemia, tenendo conto dell'evoluzione del virus e della mobilità globale. I risultati dimostrano che i vantaggi per i Paesi ricchi sarebbero solo nel breve termine: dopo un rapido calo della mortalità prevista per il primo anno, infatti, si avrebbe poi un aumento del rischio di nuove ondate di contagi per colpa di mutazioni che potrebbero svilupparsi nei Paesi più poveri prolungando la durata della pandemia a livello planetario. Al contrario, una maggiore equità nell'accesso ai vaccini potrebbe abbattere la mortalità anche nei Paesi più poveri e contrastare la diffusione di nuove varianti a beneficio di tutti. L'editoriale sollecita poi le istituzioni e le autorità sanitarie a impegnarsi in nuovi scenari di cooperazione globale. "Il peggio del Covid-19 passerà, ma ci saranno altre crisi sanitarie. Dovremo rinegoziare un nuovo programma Covax da capo? Dovremo dibattere di nuovo di rinuncia ai diritti di proprietà intellettuale? Il mondo ha bisogno di meccanismi di cooperazione che possano tenere il passo della diffusione e dell'evoluzione di un virus, un accordo quadro prenegoziato per la distribuzione di vaccini, strumenti e know-how".

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