Myanmar, donna estratta viva dalle macerie di un hotel 60 ore dopo il terremoto

Dopo quasi 60 ore sotto le macerie di un hotel crollato a seguito del violento terremoto che ha colpito il Myanmar venerdì scorso, una donna è stata estratta ancora viva dai soccorritori ieri, in un raro momento di speranza per le squadre impegnate nella disperata ricerca di superstiti.
Il sisma, che ha devastato vaste aree del paese il 28 marzo, ha causato migliaia di vittime in Myanmar e almeno 18 nella vicina Thailandia. Si teme che il bilancio possa aggravarsi ulteriormente, mentre le operazioni di soccorso procedono tra enormi difficoltà.
I soccorritori, molti dei quali volontari senza mezzi adeguati, scavano tra le macerie con attrezzature di fortuna, spesso a mani nude. Ieri, dopo un’operazione durata cinque ore, una squadra di emergenza è riuscita a estrarre viva una donna dalle rovine del Great Wall Hotel di Mandalay. La scena è stata accolta da un applauso dei presenti, mentre la donna, in condizioni stabili, veniva trasportata su una barella.
Nel weekend, un altro drammatico intervento ha avuto luogo in un complesso residenziale di Mandalay: una donna incinta è stata estratta dopo due giorni sotto le macerie, ma è stato necessario amputarle una gamba per liberarla. Purtroppo, la donna è deceduta poco dopo il salvataggio. Si teme che molte persone siano ancora intrappolate nei resti del palazzo di 12 piani.
Nel Myanmar centrale, il lavoro delle squadre di emergenza è ostacolato dalla mancanza di attrezzature adeguate, blackout elettrici, interruzioni delle comunicazioni e infrastrutture gravemente danneggiate. Strade e ponti crollati rallentano i soccorsi, mentre i volontari cercano di salvare quante più vite possibili. Le stime del Servizio Geologico degli Stati Uniti indicano che il numero delle vittime potrebbe superare le 10.000 unità, con danni economici che rischiano di superare il PIL annuale del paese.
Arrivano gli aiuti internazionali
Di fronte alla portata della tragedia, la giunta militare birmana, solitamente chiusa agli aiuti esterni, ha chiesto assistenza internazionale. Nel fine settimana sono iniziati ad arrivare aiuti da Cina e Russia, alleati della giunta, mentre anche India, Thailandia, Malesia e Singapore hanno inviato soccorsi.

Gli Stati Uniti hanno stanziato 2 milioni di dollari in aiuti umanitari attraverso organizzazioni locali, annunciando inoltre l’invio di una squadra di emergenza dell’agenzia USAID. Tuttavia, l’accesso agli aiuti solleva preoccupazioni tra le organizzazioni per i diritti umani. Il Myanmar è in piena crisi politica dal colpo di stato militare del 2021, con la giunta impegnata in una feroce repressione contro gruppi di resistenza armata. Nonostante la devastazione del terremoto, gli attacchi aerei delle forze governative sono continuati, anche nella regione di Sagaing, vicino all’epicentro del sisma.
Secondo gli attivisti, gli aiuti umanitari dovrebbero essere distribuiti attraverso gruppi locali e il Governo di Unità Nazionale, formato dagli oppositori della giunta. “La giunta è tristemente nota per usare gli aiuti come arma di controllo e ha persino continuato i bombardamenti dopo il terremoto. Inviare fondi direttamente al regime non farebbe che peggiorare la situazione”, ha dichiarato Debbie Stothard, fondatrice di Altsean-Burma, rete di organizzazioni per i diritti umani nel sud-est asiatico.