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Mutilazioni genitali femminili, oggi la giornata mondiale: “200 milioni di casi in tutto il mondo”

L’avvocatessa Françoise Kaudjhis-Offoumou, promotrice della legge contro le mutilazioni genitali femminili nel suo paese, la Costa d’Avorio, ha spiegato a Fanpage.it perché in tutto il mondo ci sono ancora 200 milioni di donne e bambine che vengono sottoposte a queste pratiche: “Frutto di una società patriarcale, che attraverso queste azioni cerca di mantenere le donne sottomesse agli uomini”.
A cura di Ida Artiaco
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Il 6 febbraio si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili. Si tratta di un pratica che, nonostante sia stata resa illegale quasi ovunque, è ancora praticata in numerosi paesi. I numeri parlano chiaro: da un angolo all'altro del pianeta sono 200 i milioni di donne e bambine mutilate. In Italia sarebbero tra 61mila e 80mila, secondo uno studio dell’Università degli Studi Milano-Bicocca, come riporta ActionAid, le donne presenti in Italia sottoposte durante l’infanzia a operazioni del genere. Ben 91,5 milioni sono solo in Africa ed in particolare in Costa d'Avorio, dove il 38 per cento di donne e bambine sono state costrette all'infibulazione, nonostante dal 1998 sia in vigore una legge che punisce coloro che praticano e si rendono complici di una simile violenza.

"L'infibulazione – ha spiegato a Fanpage.it l'avvocatessa Françoise Kaudjhis-Offoumou, promotrice del provvedimento – consiste in una ablazione del clitoride. Secondo la tradizione degli antenati, rappresenta un vantaggio per le donne e le bambine, perché si considera il clitoride come un organo maschile. Togliendo il clitoride, gli avi pensavano di sottolineare, avvantaggiandolo, il carattere femminile della bambina. È una pratica culturale che fa molti danni e gli strumenti giuridici internazionale, come la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna, la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli e la Dichiarazione universale dei diritti umani, garantiscono il diritto alla salute delle donne e delle bambine. Quindi non si capisce perché si posso ancora continuare a mutilarle. In questo modo, si vuole che la donna resti sempre fedele al marito".

Per Kaudjhis-Offoumou, le mutilazioni genitali femminili sono frutto di una società patriarcale, che attraverso queste pratiche cerca di mantenere le donne sottomesse agli uomini. "Io ho chiesto – ha aggiunto – che questa pratica venisse punita con una legge speciale, come crimine passibile della Corte d'Assise, insieme anche ai matrimoni precoci, l'esportazione economica delle bambine e gli stupri. Il ministro delle donne e della famiglia convocò un incontro per parlare di questa situazione. Al termine della discussione, i deputati ci fecero capire che non avrebbero potuto votare il provvedimento perché la mutilazione genitale per loro era qualcosa di culturale e se avessero approvato una legge del genere gli elettori non li avrebbero più votati. Per convincerli mostrammo loro un filmato sulla mutilazione e a quel punto videro tutta la violenza. Si sono coperti gli occhi con i fogli. Ed è così che poi hanno accettato di votare il testo che è stato approvato il 23 dicembre 1998. Tuutavia, la legge c'è ma la sensibilizzazione non ha portato gli obiettivi sperati. Alcuni non sanno neppure che c'è una legge ad hoc e ignorano che possono essere puniti anche i complici. La pena prevede dai 5 ai 20 anni nel caso di morte della vittima di mutilazione".

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