Mutilazioni genitali femminili, il dolore nascosto di migliaia di innocenti
Normalmente a subire una Mutilazione Genitale Femminile è una giovane che non ha compiuto ancora 15 anni ma esistono paesi come il Mali, l'Etiopia o la Mauritania in cui la metà delle mutilazioni vengono praticate su bambine che non hanno ancora compiuto cinque anni; nello Yemen, poi, in tre casi su quattro si preferisce intervenire su delle neonate. Circoncisione, escissione ed infibulazione hanno leso profondamente ed irreversibilmente l'esistenza di 140 milioni di donne, si stima una media di quasi tre milioni di bambine mutilate ogni anno in tutto il mondo, minandone la salute psicologica e fisica per sempre. Basti pensare che le operazioni molto spesso si svolgono in assenza di anestesia e con oggetti rimediati quali coltelli e forbici, senza disinfezione e con bendaggi di fortuna qualora intervenga l'assai probabile emorragia: allo shock traumatico si aggiungeranno le gravissime conseguenze che riguardano la salute sessuale e riproduttiva delle donne, la maggiore vulnerabilità alle infezioni veicolate dal sangue, un altissimo rischio di mortalità materna.
AFRICA, PATRIA DELLE MGF – Che si tratti di incisione o asportazione dei genitali femminili, sono ancora molte le donne che, mutilate in gioventù, sottopongono le proprie figlie a questa pratica che viola i loro stessi diritti, sebbene secondo i dati UNICEF si possa ravvisare, soprattutto in alcuni paesi, un trend positivo degli anni recenti in cui le giovani riescono sempre più a sottrarsi. Piccoli progressi ma ancora impercettibili rispetto ad una realtà drammatica in cui per ragioni oscure si manipola a proprio piacimento il corpo delle donne in nome della «purezza» richiesta da una presunta tradizione culturale: in Egitto, Eritrea, Gibuti, Guinea, Mali, Nord Sudan, Sierra Leone e Somalia, dove il fenomeno riguarda quasi l'intera popolazione femminile, una donna non sottoposta ad alcun intervento di mutilazione viene emarginata dalla società e difficilmente troverà un compagno. L'Africa è il continente in cui ancora le MGF sono diffuse praticamente in maniera capillare in molte aree, con pochissimi stati in cui costituiscono solo un fenomeno sporadico; tuttavia esistono anche paesi asiatici come l'Indonesia, la Malesia, l'India, Iraq ed Israele, a proposito dei quali si ha la certezza del proseguire di tali pratiche, pur non essendo in possesso di dettagliati dati statistici.
I DATI SULL'EUROPA – In vista della Giornata internazionale per la tolleranza zero nei confronti delle mutilazioni genitali femminili, Amnesty International ha pubblicato i dati allarmanti che riguardano l'Europa: per evidenziare come questo drammatico fenomeno sia diffuso anche tra donne molto più vicine a noi di quanto crediamo. Tra le residenti in Europa sono in 500 000 a portare sul proprio corpo i segni permanenti di una segreta mutilazione e oltre 180 000 sono a rischio ogni anno. In alcuni stati come il Regno Unito, la Francia e la Svezia la mutilazione dei genitali è stata riconosciuta reato da oltre un decennio: ciononostante le bambine molto spesso vengono portate all'estero in occasione delle vacanze per essere sottoposte nei propri paesi d'origine alla pratica che garantirebbe loro lo status necessario a poter contrarre matrimonio. Anche l'Italia non fa eccezione, purtroppo: sono circa 7 700 le bambine che corrono questo rischio, sebbene la legge 7/2006 vieti la mutilazione genitale femminile.
RAGIONI DI UNA TRADIZIONE – Il fatto che questa usanza sia diffusa principalmente nei paesi islamici, ha da sempre alimentato la convinzione che le mutilazioni femminili fossero richieste dal Corano, onde preservare il più possibile la purezza della donna: in verità, il testo sacro dei musulmani non fa alcuna menzione della manipolazione dei genitali e, in generale, non accetta che si arrechino danni al corpo della donna, soprattutto se questi possono comprometterne la fertilità e la salute riproduttiva, come accade nella fattispecie con escissione ed infibulazione. Purtroppo, alla radice di questa pratica dolorosa, dannosa, inutile e crudele, si celano innanzitutto il mantenimento di una tradizione che si ritiene abbia garantito, negli anni, la coesione sociale, ma anche e soprattutto la credenza che i genitali femminili siano osceni, portatori di infezioni e la convinzione che grazie alla mutilazione si possano garantire fertilità alla donna e buona salute al bambino; e, infine, senza dubbio la persuasione che la sessualità femminile vada punita, castigata e soggiogata. E questa è solo meschinità, brutalità e prepotenza, con la tradizione ha ben poco a che fare.