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Muretti a secco dichiarati patrimonio dell’umanità dall’Unesco

L’Arte dei muretti a secco inserita nella lista degli elementi immateriali che sono Patrimonio dell’umanità perché rappresenta “una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura”, applicata concretamente alle particolari condizioni di ogni luogo in cui viene utilizzata. La candidatura oltre che dall’Italia era stata promossa da Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Slovenia, Spagna e Svizzera.
A cura di Antonio Palma
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L’antica arte dei muretti a secco è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco.  La notizia è stata data dalla stessa organizzazione con un post sul proprio profilo Twitter nel quale si congratula con gli otto Paesi europei che hanno presentato la candidatura: oltre all'Italia ci sono Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Slovenia, Spagna e Svizzera. I muretti a secco, presenti a vario titolo in quasi tutte le regioni italiane e nei paesi che hanno presentato la candidatura, entrano così di diritto nella lista degli elementi immateriali che sono Patrimonio dell'umanità.  "L'arte del `Dry stone walling´ riguarda tutte le conoscenze collegate alla costruzione di strutture di pietra ammassando le pietre una sull'altra, non usando alcun altro elemento tranne, a volte, terra a secco", spiega l'Unesco nella motivazione del provvedimento.

I muretti a secco, uno dei primi esempi di manifattura umana usata sia per fini abitativi che per scopi collegati all'agricoltura, in particolare per i terrazzamenti necessari alle coltivazioni in zone particolarmente scoscese, secondo l'Unesco, sono stati "sempre realizzati in perfetta armonia con l'ambiente" e "la tecnica utilizzata esemplifica una relazione armoniosa fra l'uomo e la natura". "La pratica viene trasmessa principalmente attraverso l'applicazione concreta alle particolari condizioni di ogni luogo in cui viene utilizzata", spiega ancora l'Unesco, sottolineando che spesso i muretti a secco "svolgono un ruolo vitale nella prevenzione delle slavine, delle alluvioni, delle valanghe, nel combattere l'erosione e la desertificazione delle terre, migliorando la biodiversità e creando le migliori condizioni microclimatiche per l'agricoltura".

Soddisfazione per la decisione Unesco è stata espressa dal ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio. "È la seconda volta, dopo la pratica tradizionale della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria, che viene attribuito questo riconoscimento a una pratica agricola e rurale  ha commentato l'esponente del governo, concludendo: "Ancora una volta i valori dell’agricoltura sono riconosciuti come parte integrante del patrimonio culturale dei popoli. I nostri prodotti agroalimentari, i nostri paesaggi, le nostre tradizioni e il nostro saper fare sono elementi caratterizzanti della nostra Storia e della nostra cultura. Non è un caso quindi che, dei 9 elementi italiani riconosciuti dall’Unesco patrimonio immateriale dell’umanità, ben 4 appartengano al patrimonio rurale e agroalimentare"

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