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Muore di tumore ai polmoni: la multinazionale condannata a pagare 23 miliardi di dollari

Una sentenza clamorosa che arriva dalla Florida: una giuria ha condannato la R.J. Reynolds, azienda produttrice di sigarette, a risarcire la moglie di uno scaricatore di porte con oltre 23 miliardi di dollari.
A cura di Redazione
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La notizia è certamente eclatante: una giuria dello Stato della Florida ha condannato la R.J. Reynolds, società che fa capo alla seconda azienda produttrice di sigarette degli Stati Uniti (e che detiene, fra gli altri, i marchi Winston e Camel), a risarcire con la cifra record di 23,6 miliardi di dollari la famiglia di un fumatore morto di cancro ai polmoni nel 1996, all'età di 36 anni. La vicenda è ricostruita nel dettaglio da IlPost: "Johnson era uno scaricatore di porto e autista di bus privati: morì nel 1996 a 36 anni dopo che per più di vent’anni aveva fumato da uno a tre pacchetti al giorno. Sua moglie, Cynthia Robinson, nel 2008 aveva fatto causa a R.J. Reynolds accusando l’azienda di aver nascosto a suo marito che la nicotina creasse dipendenza e che fumare potesse provocare tumori ai polmoni. In una decisione presa poche ore prima, la stessa giuria aveva già imposto a R.J. Reynolds di versare 7,3 milioni di dollari come risarcimento per danni materiali a Robinson e ai due figli della coppia e 9,6 milioni a un figlio avuto da Johnson durante una precedente relazione". Si tratta di una cifra enorme, ma sono molte le possibilità che possa essere ridotta nei successivi gradi di giudizio, come avvenne nel 2002 con la condanna a 28 miliardi di dollari della Philip Morris (poi ridotta a 28 milioni). Gli alti dirigenti dell'azienda, infatti, nel preannunciare il ricorso in appello si sono limitati a commentare con un laconico: "La giuria è andata parecchio oltre il concetto di ragionevolezza e giustizia".

La decisione della giuria sarebbe maturata dopo un processo durante il quale sono state proiettate immagini molto forti dei danni derivanti dal consumo di tabacco, ma anche alcune campagne pubblicitarie dell'azienda, nelle quali si minimizzavano i rischi relativi tabagismo e si asseriva che il fumo non fosse causa di malattie tumorali.

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