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Mosca: le vittime dell’incendio morte per asfissia da fumo. Ma è polemica sui soccorsi

I pazienti dell’ospedale psichiatrico erano legati ai letti e sotto l’effetto di potenti sedativi, che non gli hanno dato scampo.
A cura di Davide Falcioni
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In una Mosca sconvolta dalla tragedia dell'incendio divampato presso un ospedale psichiatrico, si stanno avviando le indagini sulle cause del disastro costato la vita a 38 persone: in queste ore si apprende che sono morte quasi tutte asfissiate dal fumo. Uomini e donne erano sprofondati nel sonno da potenti sedativi, ma se anche qualcuno avesse tentato di fuggire glielo avrebbero impedito le corde per legarli al letto o le sbarre alle finestre: se ne sono andati così, finendo poi carbonizzati, i 36 pazienti dell'ospedale psichiatrico.

Insieme a loro hanno perso la vita due medici, mentre una infermiera è sopravvissuta portando in salvo anche due pazienti. La tragedia, probabilmente accidentale, allunga l'elenco di roghi mortali che accompagna la storia antica e recente della Russia e ripropone il problema della sicurezza (e dei controlli) anti incendio in questo tipo di istituzioni nel Paese, nonché quello dell'efficacia dei soccorsi al di fuori delle grandi città. L'ospedale n. 14 vicino alla cittadina di Ramenski, 40 km circa a nord della capitale, era costituito da quattro edifici ad un piano, costruiti nel 1994 in mezzo a una foresta: in mattoni ma con travi di legno, materiale altamente sconsigliato in una struttura sanitaria. Pare che le dotazioni anti incendio ci fossero e che il sistema di allarme abbia funzionato ma non è chiaro quanto sia stato tempestivo l'intervento del guardiano. Di sicuro non lo è stato quello del pompieri, non per colpa loro: la caserma più vicina si trova infatti a 50 km di distanza e hanno dovuto allungare il percorso per aggirare il fiume locale perché il servizio di traghetto è ancora sospeso in questa stagione, a causa del disgelo.

Fuoco, inondazioni, materiale infiammabile, sedativi e sbarre alle finestre: tutto, natura e negligenza umana, ha complottato contro i poveri ospiti dell'ospedale, tutti malati difficili con malattia croniche e crisi frequenti, legate spesso ad alcolismo e tossicodipendenza. La maggior parte era schizofrenica allo stadio acuto, per questo veniva legata al letto e sedata. Gli investigatori hanno disposto anche le autopsie e le analisi tossicologiche per stabilire "la loro capacita' di lasciare da soli l'edificio". Intanto hanno aperto una inchiesta per violazione delle norme di sicurezza.

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