Chi è Razman Kadyrov, il sanguinario leader ceceno inviato da Mosca in Ucraina
La Russia avrebbe inviato in Ucraina anche il leader della Cecenia Ramzan Kadyrov, accusato di vari omicidi e torture nei confronti di oppositori politici e persone omosessuali. A riferirlo è stato lui stesso, dichiarando di essere andato a combattere sul campo a favore di Vladimir Putin e della Russia. Questo, anche se il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, smentisce, dicendo che non è a conoscenza del presunto viaggio.
Ieri il canale televisivo ceceno Grozny aveva però mostrato Kadyrov in una stanza buia, mentre discute con le truppe di un'operazione militare da mettere in atto a circa 7 kilometri da Kiev. Qualcosa di propedeutico alla possibile invasione della capitale ucraina, insomma.
Quello che si è spesso definito il "soldato di fanteria" di Putin ha pubblicato diversi video sui suoi canali social di truppe cecene armate pesantemente e attive nella regione di Kiev. Negli anni è stato più volte accusato dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea di violazioni dei diritti umani, ma lui nega.
A capo della Repubblica cecena dal 2007, proprio per volere di Putin, Kadyrov è stato per anni al vertice del Servizio di sicurezza presidenziale ceceno. In quella veste è stato accusato di essere brutale, spietato e antidemocratico, mentre per la stampa è implicato in diversi casi di omicidio e tortura. Secondo l'Associazione tedesca per i popoli minacciati la maggior parte tra stupri, torture, omicidi e stupri realizzati negli ultimi anni in Cecenia sono stati commessi dai 3mila uomini della forza di sicurezza interna Kadyrovtsy, guidata proprio da Kadyrov. Quest'ultime, oggi, sarebbero in Ucraina con il loro capo e spingerebbero i russi a non arrendersi e non arretrare di fronte alla resistenza ucraina. Alcuni di loro potrebbero essere addirittura dietro al presunto attentato fallito al presidente Zelensky.
Nel 2015, poi, nonostante le smentite del Cremlino, si ipotizzò che ci fosse Kadyrov dietro la morte dell'oppositore russo Boris Nemcov, che più volte lo aveva criticato. Le accuse di torture contro gli omosessuali, invece, risalgono al 2017, quando il giornale russo indipendente Novaja Gazeta e l'ong Amnesty International parlarono dell'apertura di un vero e proprio campo di concentramento anti-gay proprio sotto la guida di Kadyrov. Alcune persone omosessuali, infatti, erano nel frattempo sparite dalla circolazione in circostanze del tutto misteriose. Poi 2019 alcune ong accusarono ancora il leader ceceno di aver arrestato 40 uomini gay e averne uccisi due in carcere.