Morte madre e figlia di due anni ferite nell’attentato di Monaco di Baviera
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È salito a due il bilancio delle vittime dell'attentato avvenuto giovedì scorso nel centro di Monaco di Baviera. La polizia tedesca ha infatti annunciato oggi la morte di una donna di 37 anni e di sua figlia di due anni, entrambe rimaste gravemente ferite nell'attacco. "Purtroppo oggi dobbiamo confermare la morte della bambina di due anni e di sua madre", ha dichiarato Ludwig Waldinger, portavoce della polizia bavarese.
La donna, il cui primo nome era Amel, aveva preso parte giovedì mattina alla manifestazione del sindacato Ver.Di. a Monaco di Baviera per chiedere l'aumento degli stipendi nel settore pubblico; aveva deciso di portare con sé nel passeggino la figlia Hafsa.
Chi era Amel, la mamma morta nell'attentato di Monaco
Intervistata dalla Süddeutsche Zeitung, la famiglia della donna ha detto che Amel era originaria dell'Algeria ed era arrivata in Germania quando aveva quattro anni. La 37enne aveva studiato protezione ambientale e lavorava come ingegnere nel dipartimento di drenaggio della città. La famiglia ha affermato di non volere che le due vittime vengano usate per scopi politici: "Amel era una persona che si batteva per la giustizia. Era attiva a favore della solidarietà e dell'uguaglianza e si batteva per i diritti dei lavoratori e contro la xenofobia e l'esclusione. Per lei era molto importante trasmettere questi valori alla figlia".
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L'attacco e l'attentatore
L'attentato si è verificato lo scorso giovedì, quando un uomo di 24 anni di origine afghana – Farhad Noori – si è lanciato alla guida di una Mini Cooper contro la folla che partecipava a una manifestazione sindacale. Inizialmente il bilancio era di 39 feriti, ma il decesso della madre e della bambina ha aggravato ulteriormente la tragedia.

L'attentatore, nato a Kabul nel 2001, era arrivato in Germania alla fine del 2016. La sua richiesta di asilo era stata respinta dall'Ufficio federale per la migrazione e i rifugiati, ma l'uomo aveva ottenuto un "permesso di tolleranza", che sospende l'espulsione.
Secondo gli inquirenti, il 24enne ha ammesso la propria responsabilità, affermando di aver agito per “motivi religiosi”. La polizia ha confermato il suo orientamento islamista, pur escludendo legami con gruppi terroristici organizzati. Le indagini proseguono per ricostruire il profilo dell'attentatore e chiarire eventuali segnali di radicalizzazione.