Morte Floyd, Trump voleva schierare 10mila soldati. Ancora proteste pacifiche contro il razzismo
Sono continuate nella notte le manifestazione per la morte di George Floyd, proteste che infiammano da giorni gli Stati Uniti. Per l'uccisione dell'afroamericano di 46 anni, ucciso da quattro poliziotti durante un fermo, si sono registrate manifestazioni anche a San Francisco, dove migliaia di persone hanno invaso pacificamente il Golden Gate Bridge che attraversa la baia, simbolo della città della West Coast.
Lunghi cortei anche a Los Angeles, coinvolte anche le zone di Hollywood e Beverly Hills. A Seattle, nello stato di Washington, tra i manifestanti hanno sfilato invece centinaia di medici e infermieri da mesi ormai in prima linea contro la pandemia del coronavirus. A Denver tra la folla anche un gruppo di star della squadra di football americano della città, i Broncos. Ad Atlanta, in Georgia, un gruppo di militari della Guardia nazionale si è unito ai manifestanti con balli e cori.
Protesta pacifica a Washington: diversi cortei di manifestanti formatisi in diversi punti della città continuano a convergere sull'area della Casa Bianca. E il muro fatto innalzare da Donald Trump a protezione della residenza presidenziale è stato tappezzato di poster, bandiere, disegni e cartelli con gli slogan del movimento. Molti dei manifestanti dicono di non aver fiducia in Trump, e soprattutto nel fatto che si farà Giustizia per la morte di Floyd.
Le barriere di cemento e recinzioni metalliche sono state decorate con fiori, fiocchi colorati, origami, palloncini, una sorta di mostra improvvisata con tutti i simboli di chi è sceso in strada per denunciare il razzismo, la violenza della polizia e per chiedere un reale cambiamento. Con dei fiocchi colorati campeggia la scritta ‘Police-Free School', e su una maglietta bianca appesa si legge ‘My body is not a target', il mio corpo non è un bersaglio. Poi un grande cartone con tutti i nomi e le foto delle vittime della violenza della polizia, quasi tutti afroamericani: Trayvon Martin, Michael Brown, Eric Garner, Breonna Taylor, Goerge Floyd.
"Molta meno folla a Washington di quanto previsto", ha twittato Trump su Twitter. Il presidente americano ha ringraziato quindi la Guardia nazionale, il Secret Service e la polizia del District of Columbia per il loro "fantastico lavoro". Nessuna parola sulle ragioni e i motivi della protesta. Poco prima aveva lanciato un altro tweet: "Law and order!", ordine e legalità.
Trump voleva schierare 10mila soldati: richiesta respinta
Il presidente Usa avrebbe voluto il dispiegamento di 10mila soldati per le strade di Washington e di altre città americane per sedare le proteste. Il presidente Usa lo aveva chiesto in un meeting alla Casa Bianca lunedì, ma fonti del Pentagono hanno fatto sapere che la sua richiesta sarebbe stata respinta dal segretario alla Difesa, Mark Esper e dal capo di Stato maggiore delle Forze armate americane, Mark Milley.
Esper aveva messo disposizione circa 1.600 militari nella regione di Washington pronti a supportare, in caso di necessità, i 5.000 uomini della Guarda nazionale già sul campo. Ma giovedì sera quei 1.600 soldati sono stati richiamati. Il generale Milley, nel corso di un confronto molto teso con Trump, avrebbe quindi contestato la legalità di un eventuale decreto del presidente per mobilitare le truppe e avrebbe effettuato una serie di chiamate al Congresso per allertare sulle richieste di Trump, contattando la speaker Nancy Pelosi e un'altra al leader dei senatori democratici Chuck Schumer.