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Proteste in Iran dopo la morte di Mahsa Amini

“Uccisi dai cani e intossicati da cibo avariato: così l’Iran nasconde l’omicidio di 44 bambini”

La denuncia in un dossier di Amnesty International, che ha potuto confermare la morte di 44 tra bambini e adolescenti per mano del governo iraniano. Riccardo Noury a Fanpage.it: “Altri 3 minori rischiano l’impiccagione. Serve risposta energica della comunità internazionale”.
A cura di Ida Artiaco
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Avvelenamento da cibo avariato, improvvisa tendenza suicida, morsi di cani e incidenti stradali. Sono queste le cause ufficiali della morte di alcuni dei 44 minori uccisi in Iran durante le proteste scoppiate negli ultimi 3 mesi in seguito al decesso della 22enne curda Mahsa Amini.

O almeno, è quanto le autorità hanno raccontato alle famiglie delle vittime per nascondere il vero motivo della loro morte. A denunciarlo è stata Amnesty International, che nei giorni scorsi ha potuto confermare l'identità di 44 tra bambini e adolescenti caduti per mano del Governo di Teheran.

Il dossier di Amnesty su bambini e adolescenti uccisi in Iran

"L'arresto arbitrario, l'intimidazione e la molestia delle autorità iraniane nei confronti dei parenti dei bambini, uccisi illegalmente o picchiati a morte dalle forze di sicurezza in relazione alle proteste, rivelano la loro inconcepibile crudeltà e il tentativo di insabbiare i loro crimini", si legge nella ricerca, che evidenzia come le forze di sicurezza iraniane abbiano sparato a 34 delle vittime minorenni identificate con proiettili al cuore, alla testa o ad altri organi vitali.

Almeno quattro sono stati uccisi a distanza ravvicinata. Altri cinque bambini, quattro femmine e un maschio, sono morti per ferite compatibili con percosse mortali, e una è stata uccisa dopo essere stata colpita alla testa con un lacrimogeno. Le vittime minori registrate includono 39 ragazzi, di età compresa tra i due e i 17 anni, e cinque ragazze, tre delle quali avevano 16 anni, una di 17 anni e una di sei anni.

Noury a Fanpage: "Almeno 3 minori rischiano l'impiccagione"

Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia

Come ha spiegato a Fanpage.it Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, la ricerca è stata effettuata grazie "a testimonianze dirette e contatti con le famiglie attraverso attivisti, ma anche attraverso immagini che abbiamo verificato con la geolocalizzazione o che ci hanno mandato gli attivisti stessi. È un numero più basso rispetto a quello che hanno dato altri, perché è difficile avere nomi e dettagli che siano confermati".

Tra le cause "incredibili dichiarate dal governo per la morte di questi minori ci sono l'avvelenamento da cibo avariato, l'improvvisa tendenza suicida, con gente che si butta dalle scale e dai tetti, incidenti automobilistici, e quando proprio non possono negare l'evidenza, danno la colpa ai terroristi".

A molti genitori viene persino impedito di dare degna sepoltura ai propri figli. "Il fatto che i corpi non vengano restituiti alle famiglie è una pratica che va avanti da tempo – ha spiegato ancora Noury -, anche quando ci fu l'ondata di proteste nel 2019 le autorità non restituivano le salme, non dicevano dove le avevano sepolte o le restituivano all'ultimo secondo perché non potessero lavarle secondo la religione islamica. C'è anche ricatto per cui minacciano di uccidere altri bambini della famiglia".

Molti sono anche i bambini arrestati: "Non abbiamo conferma di arresti ma la notizia non ci sorprende, perché le scuole e le università sono di nuovo l'epicentro delle proteste. Di sicuro ci sono molti minori portati in carcere e almeno 3 di loro rischiano l'impiccagione".

L'appello alla comunità internazionale

Ecco perché il portavoce di Amnesty ha anche fatto un appello alla comunità internazionale: "Le Nazioni Unite hanno istituito su nostra sollecitazione una commissione di accertamento dei fatti. Chiediamo che siano nominati al più presto i componenti, che l'Onu pretenda che questa commissione possa andare in Iran senza ostacoli, intervistando medici e familiari delle vittime. Non basta più inviare comunicati stampa ma serve risposta più energica. Stiamo chiedendo che le ambasciate in Iran mandino osservatori ai processi perché potrebbe avere un minimo di deterrenza per quanto riguarda le sentenze di condanna a morte".

Attenzione alle sanzioni. "La questione è controversa – ha concluso Noury -: se analizziamo le conseguenze delle sanzioni negli ultimi anni, oltre ad affamare la popolazione, hanno anche radicalizzato molto il regime al punto che oggi la distinzione tra riformisti e ala dura non c'è più. Secondo molti analisti, rischiano di avere un effetto contrario e se paga la popolazione che è già in crisi nera, allora è peggio. Bisogna colpire singole figure".

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