Morales minaccia di chiudere l’ambasciata USA in Bolivia
“Studieremo, se fosse necessario, la chiusura dell’ambasciata degli Stati Uniti in Bolivia. Non abbiamo bisogno di un’ambasciata degli Stati Uniti”. E’ quanto ha dichiarato il presidente boliviano Evo Morales a Cochabamba, dove si sono riuniti cinque alleati tradizionali della Bolivia per dare il proprio supporto al presidente sudamericano e denunciare il suo “rapimento virtuale”. I paesi presenti erano Argentina, Uruguay, Ecuador , Suriname e Venezuela. In suddetta occasione, Morales ha chiesto anche le scuse ufficiali dei paesi europei che gli hanno negato l’accesso aereo. “La mia mano non tremerà per chiudere l’ambasciata degli Stati Uniti, noi abbiamo la nostra dignità, la nostra sovranità, senza gli Stati Uniti noi ci sentiamo meglio politicamente, democraticamente” ha aggiunto il Morales.
Il presidente boliviano giovedì, ha proposto “la chiusura, se necessario” dell’ambasciata statunitense a La Paz, a causa delle supposte pressioni che Morales pensa siano state fatte dagli Stati Uniti sui paesi europei. Il presidente sudamericano è stato costretto, infatti, ad atterrare a Vienna dopo che quattro paesi europei, Francia, Portogallo, Spagna e Italia, gli avevano negato il passaggio nella zona aerea oppure il divieto di atterrare, per il sospetto che sull'aereo del presidente fosse nascosto Edward Snowden. Il presidente uruguaiano José Mijica ha dichiarato il proprio appoggio alla Bolivia dicendo: "Noi non siamo colonie più, meritiamo rispetto, e quando uno dei nostri governi è insultato sentiamo l'insulto in tutta l'America Latina". L'Assemblea Nazionale dell'Ecuador, invece, ha approvato una risoluzione di condanna del comportamento dei paesi europei nel confronti del presidente Morales con l'intenzione di presentarla agli organi internazionali tra i quali l'ONU, la Unasur, la l'Organizzazione degli Stati Americani, la Comunità degli stati Latinoamericani e dei Caraibi e il Parlamento Latinoamericano.
I rapporti tra Bolivia e Stati Uniti erano già tesi prima del caso Snowden. Il primo maggio, infatti, il presidente Morales aveva espulso dal paese l’agenzia americana per lo sviluppo internazionale, l’ USAID. Inoltre, Evo Morales aveva già espulso dalla Bolivia l’ambasciatore statunitense nel 2008 e nel 2009 la principale agenzia antidroga americana, la Drug Enforcement Administration, DEA, accusandoli di interferire con la politica interna del paese.