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Opinioni

Monti, la Santa Alleanza ed il regno dei compromessi

Dopo la cura Monti il Paese sembrava lentamente avviarsi verso l’uscita di una crisi che invece non ha ancora mostrato il suo vero volto. Così, dopo mesi “lacrime e sangue” sembriamo essere tornati al punto di partenza.
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Non è mai semplice redigere un bilancio oggettivo quando si affronta un tema complesso come quello dell'esperienza di Governo. E non sempre basta affidarsi ai freddi numeri, con parametri che cambiano di volta in volta tra contestualizzazioni, interpretazioni e rapidi mutamenti di prospettiva. Così come non ha molto senso basarsi su "analisi di clima" che spesso rispondono a logiche strumentali o ad impostazioni faziose. Una doverosa premessa per rendere conto del limite di alcune considerazioni che fondono numeri ed analisi, ma allo stesso tempo non possono in alcun modo porsi come assolute, veritiere. Si tratta di sensazioni, di ipotesi e in alcuni casi di semplici insinuazioni.

Lo spread e la medicina inefficace – Come giudichereste una medicina che funziona nei primi istanti dopo la somministrazione, ma che a lungo andare non solo non risolve il problema, ma in qualche modo lo aggrava? Un semplice palliativo, magari. E per giunta costato carissimo. E se un paragone del genere vi sembra inadatto a descrivere il "tormentone spread" e le stime di crescita al ribasso (nonchè il complesso della sfera "mercati"), potrebbe in qualche modo bastare la considerazione del ritorno di alcuni indici a livelli di "allerta". E se non vi è dubbio che non era lecito attendersi "miracoli" in un momento estremamente complesso, certamente la figura di Monti era stata imposta come unica forma di garanzia che il nostro Paese potesse spendere, nel quadro di una rinnovata credibilità internazionale e della "riconquista della stabilità" economico – finanziaria ed istituzionale. Come ricorda un puntuale editoriale sul post:

Il governo Monti venne a suo tempo diffusamente invocato, persino dai responsabili stessi dei partiti, per mettere mano a interventi drastici sull’economia che i partiti non erano in grado – per inadeguatezza di competenze e dipendenza dal consenso – di attuare. “Scelte impopolari”, si disse molto: ci vuole qualcuno capace di scelte impopolari.

Scelte non solo impopolari, ma anche inique – Non c'è solo la valutazione sull'efficacia e sulla necessità di alcuni interventi. C'è e deve esserci infatti, spazio per dibattiti nel merito dei provvedimenti, non fosse altro in relazione agli stessi concetti che ne costituivano i riferimenti imprescindibili. Sobrietà, rigore ed equità. I tre pilastri della comunicazione montiana, rivelatisi tanto fragili ed inconsistenti da essere in breve sostituiti da decisionismo, autoritarismo e (paradossalmente) cerchiobottismo, sacrificati con la stessa rapidità sull'altare del "compromesso". A ben guardare in effetti, il Governo delle scelte dolorose ma necessarie, l'apoteosi della tecnica al potere e del rinnovamento della prassi politica, ha finito con il trasformarsi in breve nell'esecutivo delle larghe intese e degli inciuci possibili. Non c'è un solo tema sul quale (a torto o a ragione, sia chiaro) i tecnici non siano giunti a compromessi sostanziali e a mezze misure. Non c'è una sola scelta realmente incidente sull'equilibrio politico – istituzionale sulla quale non sia intervenuta la longa manu dei partiti. E, citando un'analisi di cui vi consigliamo la lettura, "con una strategia che ricorda sempre più quella di certi governi democristiani della “prima repubblica” abili nel mercanteggiare all’infinito provvedimenti che trovavano l’appoggio di alcune lobbies e l’aperta ostilità di altre".

La santa Alleanza che fa comodo a tutti (e a nessuno) – Se c'è una caratteristica di fondo della reggenza montiana, archiviata la prima fase nella quale pure il professore ha cercato di "superare" in qualche modo il parlamentarismo (non che sia necessariamente un merito, anzi…), è comunque l'assiduità con la quale le tre principali forze politiche si sono sedute al tavolo e hanno trovato accordi sostanziali o quantomeno compromessi efficaci. Nei fatti la "Grande Coalizione" c'è già e sembra, come non hanno mancato di sottolineare opinionisti di rilievo, operare per la "conservazione della specie politica", puntellando un edificio instabile che probabilmente sarebbe da tempo dovuto essere abbattuto e ricostruito dalle fondamenta. Dai (non) tagli alla politica, al finanziamento pubblico ai partiti, fino alla legge elettorale e all'inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione: l'ABC della politica tradizionale si è mosso compatto e deciso. Con il beneplacito del professore "venuto da Bruxelles" e con la sensazione che il conto sia ancora da pagare…

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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