Moldavia, passa il referendum per aderire all’Unione Europea: cosa succede ora
In Moldavia è passato per un soffio il referendum per l'ingresso nell'Ue. Ieri i cittadini moldavi sono recati alle urne per esprimere il loro voto su due questioni centrali: da una parte la scelta del presidente che guiderà il Paese per i prossimi quattro anni e dall'altra il via libera alla modifica della Costituzione per inserire adesione all'Unione europea tra gli obiettivi della Carta.
Secondo quanto riferisce Ansa, sulla base dei dati rilanciati dal sito alegeri.md dell'associazione per la democrazia partecipativa Adept, sarebbe matematica la vittoria del sì, anche se mancano ancora i risultati relativi a 19 seggi e l'ufficialità della Commissione elettorale. Al momento con 2.200 sezioni scrutinate su 2.219 il voto Pro-Ue è al 50,31% mentre il No ha raccolto il 49,69%. Lo scarto a favore del sì è di più di 9mila voti, per cui, ora che mancano solamente i risultati di circa duemila elettori, è da escludere la rimonta del no.
I risultati delle elezioni in Moldavia e il voto sul referendum di adesione all'Ue
Sin dall'inizio dello spoglio, si è capito che sarebbe stato un testa a testa fra i favorevoli e contrari nel conteggio dei voti del referendum. Nelle scorse ore, quando il 98,45% delle schede risultava scrutinato e con un'affluenza del 51,4%, le percentuali mostravano il "sì" leggermente in testa con un distacco di una manciata di voti. Solo poco prima, era il no a essere in vantaggio sul sì. A ribaltare il risultato, il conteggio dei voti della diaspora, ovvero delle schede dei cittadini moldavi residenti all'estero, che ha spostato l'ago della bilancia verso l'okay al percorso di ingresso nell'Ue.
In quelle stesse ore, la presidente uscente Maia Sandu, nota per le sue posizioni filo-occidentali, ha accusato "gruppi criminali" di avere interferito nello svolgimento del referendum sull'Ue. "Gruppi criminali, che lavorano insieme a forze straniere ostili ai nostri interessi nazionali, hanno attaccato il nostro Paese con decine di milioni di euro, menzogne e propaganda, usando i mezzi più vergognosi per mantenere i nostri cittadini e la nostra nazione intrappolati nell'incertezza e nell'instabilità", ha dichiarato, "Abbiamo prove evidenti che questi gruppi criminali miravano a comprare 300mila voti, una frode di dimensioni senza precedenti" e "il loro obiettivo era quello di minare un processo democratico", ha aggiunto.
Le autorità moldave hanno denunciato l'esistenza di una presunta campagna di ‘guerra ibrida' messa in piedi da Mosca per destabilizzare il Paese e far naufragare la sua adesione all'Ue. Tra le armi utilizzata a questo scopo ci sarebbe il finanziamento di gruppi d'opposizione pro-Mosca, la diffusione di fake news, l'ingerenza nelle elezioni locali e l'organizzazione di un sistema di compravendita di voti.
Dal canto suo il Cremlino, dopo che il sì ha preso il sopravvento sul ‘no', ha dichiarato di aver rilevato delle "anomalie" nel conteggio dei voti. Entrando nel merito delle accuse mosse dalla presidente moldava, il portavoce della presidenza russa, Dmitri Peskov, ha chiesto a Sandu di presentare le "prove" di tali interferenze.
A tal proposito è intervenuto anche il capo della delegazione di osservazione elettorale del Parlamento europeo, Michael Gahler. "La nostra delegazione sottoscrive la dichiarazione dei risultati e delle conclusioni preliminari della missione di osservazione elettorale internazionale delle elezioni presidenziali e del referendum, che si sono svolti nel contesto di una guerra di aggressione russa su vasta scala contro l'Ucraina. Questa situazione ha profondamente colpito e continua a colpire la Repubblica di Moldova, con la Russia che interferisce massicciamente e compra voti nella fase precedente e durante le elezioni", ha dichiarato in conferenza stampa a Chisinau."Condanniamo fermamente le attività malevole, le interferenze e le operazioni ibride della Federazione Russa, degli oligarchi filo-russi e degli attori locali sponsorizzati dalla Russi", ha aggiunto.
Per l'Eurocamera "questa interferenza maligna è senza precedenti per portata e si è intensificata con l'avvicinarsi del giorno delle elezioni. L'obiettivo russo rimane quello di minare il processo elettorale, la sicurezza, la sovranità e le fondamenta democratiche della Repubblica di Moldova e il libero arbitrio dei suoi cittadini", ha proseguito Gahler. "Ciò alimenta le divisioni all'interno della società moldava con l'obiettivo di far deragliare la traiettoria europea del paese", ha sottolineato.
Per quanto riguarda le elezioni presidenziali, ieri si è svolto il primo turno e Sandu è risultata in testa fra gli 11 candidati in corsa, con il 41,8% delle preferenze, mentre il candidato filo-russo Alexandr Stoianoglo si è fermato al 26,3%. I voti ottenuti da Sandu non sono stati sufficienti a passare il primo turno, per il quale era richiesta la maggioranza assoluta. Tutto è rimandato al 3 novembre, cioè alla data del ballottaggio, in cui i moldavi saranno chiamati nuovamente alle urne.
Cosa succede ora che il referendum per il sì è passato
Il doppio appuntamento elettorale di ieri era considerato un momento cruciale per la Moldavia, al bivio tra la decisione di intraprendere un cammino verso l'Unione Europa e uno verso la Russia. Il Paese da tempo si trova al centro di un braccio di ferro tra Bruxelles e Mosca, ma ultimamente i sondaggi più recenti davano il fronte europeista in vantaggio tra i moldavi.
Il referendum di oggi riguardava la decisione di inserire l'ingresso nell'Ue tra gli obiettivi della carta costituzionale. Nel 2022 la Moldavia aveva presentato domanda di adesione all'Ue e ottenuto lo status di candidato. Da quel momento sono cominciati i lavori per raggiungere gli standard richiesti in vari ambiti: dalla giustizia ai diritti fondamentali, passando per economia e ambiente.
Il risultato referendario dunque, non ha a che fare con il processo avviato in sede europea ma rappresenta comunque un segnale importante da parte della Moldavia. Lo scorso anno con l'avvio dei negoziati di adesione ha avuto inizio la fase in cui il Paese candidato si impegna realizzare una serie di riforme che attuino le norme Ue, mentre la Commissione europea si occupa di monitorare i progressi compiuti dallo Stato candidato.
Al termine delle trattative, se la Commissione ritiene il Paese pronto per entrare nell'Ue, stila una relazione sulle sue condizioni di idoneità e viene redatto un trattato di adesione, che deve essere approvato anche dal Consiglio europeo e dall'Europarlamento per poi essere firmato e ratificato da tutti gli Stati membri.