Moglie e figli uccisi dalle bombe russe: “La guerra di Putin me li ha portati via”
Quando la Russia ha invaso l'Ucraina e i combattimenti hanno cominciato a spingersi sulla città di Kiev, la famiglia Perebyinis ha deciso di muoversi e uscire dalla Capitale. Serhiy è partito verso il profondo est della Nazione, allo scopo di mettere in sicurezza e portare con sé sua madre. Sua moglie Tetiana è rimasta con i figli, Mykytam 18 anni, e Alisa, 9 anni. Quando i colpi di mortaio hanno cominciato a colpire il loro complesso residenziale, l'unica opzione era uscire e scappare. Ad aiutarli, un volontario della chiesa del quartiere, Anatoly, 26 anni. Sono tutti morti nel tentativo di attraversare il ponte principale del loro paese, Irpin.
È il New York Times a raccontare la storia di questa famiglia drammaticamente spazzata vai dai colpi di mortaio dell'esercito russo. Nel lungo articolo ci sono le foto dei loro corpi riversi a terra e le testimonianze degli inutili soccorsi. Ai microfoni del NyTimes parla il marito Serhiy, che mostra le foto di famiglia, con il volto piegato dal dolore e dal rimorso: "Glielo avevo detto: "sto andando a salvare una persona, ma non riesco a salvare te". Lei mi aveva detto di non preoccuparmi". Tetiana, i suoi figli e il volontario della chiesa sono stati ritrovati a quasi 10 metri dal cratere lasciato dal colpo di mortaio: "Non avevano alcuna speranza". L'esplosione ha creato centinaia di frammenti di schegge metalliche che hanno trapassato i loro corpi.
Per fare ritorno a Kiev dall'Ucraina orientale – tenuta sotto controllo dai separatisti, Serhiy è stato costretto ad arrivare fino a Kaliningrad, in Russia, e poi attraversare la Polonia. Interrogato al confine dalle guardie russe, che gli hanno preso le impronte digitali e che lo hanno minacciato, ha detto loro: "Tutta la mia famiglia è morta in quella che voi chiamate ‘operazione speciale' e noi chiamiamo ‘guerra'. Fate quello che volete di me, io non ho niente più da perdere".