“Non riusciva a mangiare e continuava a vomitare. Dopo quattro giorni era talmente debole che non reagiva, così ho deciso di portarlo in ospedale”. Fanna ha 19 anni. Per questa madre ciadiana di tre figli ogni giorno è una lotta per cercare di sfamarli. Moussa, di solo 8 mesi, è gravemente malnutrito ed è ricoverato in un ospedale supportato da Medici senza Frontiere ad Am Timan, nel Ciad sudorientale. “È difficile restare in ospedale per diversi giorni – continua Fanna – a casa non ho nessuno che possa prendersi cura degli altri miei figli”. Moussa, non si lamenta, anche se il suo sondino di alimentazione sembra così grande sul suo viso scarno. È troppo debole perfino per piangere. Osserva le persone intorno a lui, con i suoi grandi occhi marroni, doloranti. “Mia figlia maggiore era stata ricoverata qui in passato perché malnutrita. Mangiamo una volta al giorno – aggiunge Fanna – il cibo non è mai abbastanza e così i miei bambini si ammalano spesso. E ora, da quando il raccolto è finito, è anche peggio”.
Nella regione sudorientale del Salamat è in corso una crisi alimentaria. Nel solo mese di maggio, 325 bambini malnutriti sono stati ricoverati nel centro medico di Msf, la cui capacità massima è di 60 posti letto. E il numero dei pazienti è destinato ad aumentare. Una penuria di cibo ricorrente nel Paese africano – sottolinea l’organizzazione umanitaria – causata da pratiche alimentari inadeguate, cambiamenti climatici, difficoltà di accesso alla terra e all'acqua e da un fragile sistema sanitario. In Ciad si registra il sesto tasso di mortalità infantile più elevato al mondo e la malnutrizione è tra le principali cause. Le prime vittime sono i più vulnerabili: un bambino su sette muore prima del quinto compleanno, secondo i dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari. “I bambini arrivano in condizioni talmente critiche che spesso è troppo tardi per salvarli, muoiono nelle 24 ore successive alla loro ospedalizzazione. Sono le prime vittime della mancanza di cibo, della povertà e delle cattive abitudini alimentari”, afferma il dottor Yannick Tsomkeng. “Nell'ultima settimana – continua – abbiamo ricoverato 46 bambini gravemente malnutriti, tutti con complicazioni mediche”.
Nel centro nutrizionale di Am Timan, i bambini pesano molto poco rispetto alla loro altezza e hanno gravi problemi muscolari. Possono anche presentare un edema nutrizionale, caratterizzato da piedi, viso e arti gonfi. Sono nutriti con latte terapeutico contenente zucchero, olio, minerali e vitamine e con una pasta di arachidi ad alto contenuto proteico per riacquistare appetito e reattività. La malnutrizione – avvertono i medici – ha anche gravi conseguenze sullo sviluppo mentale e comportamentale dei più piccoli. Per i bimbi malnutriti dell’ospedale di Medici senza frontiere è prevista una stimolazione emotiva e fisica per cercare di ridurre il rischio di menomazioni mentali e gli effetti irreversibili della malnutrizione prolungata. “Ci rendiamo conto, giorno dopo giorno, dell'importanza del gioco e delle cure materne per il processo di recupero. Durante le sessioni di stimolazione – afferma Ava Sonoda, coordinatrice di Msf a Am Timan – le madri sono incoraggiate a giocare con i loro bambini e a interagire con loro nelle attività ludiche. I risultati di questa attività sono commoventi. Vediamo i bambini recuperare la loro reattività e, soprattutto, sorridono e giocano insieme”.
Ogni anno, da maggio a settembre, centinaia di migliaia di persone in Ciad, e nell'intera regione del Sahel, devono affrontare un’estrema insicurezza alimentare quando la stagione secca si accompagna al progressivo esaurimento delle scorte alimentari. Nel 2017, la situazione nutrizionale nel Paese africano è peggiorata in modo significativo e la stagione secca è arrivata prima del previsto, causando gravi problemi di insicurezza alimentare a quasi 900.000 persone. In 12 regioni su 23 è stata ora dichiarata un'emergenza nutrizionale. Dei 14 milioni di abitanti, l'87% vive al di sotto della soglia di povertà e quasi la metà dei bimbi sotto i 5 anni soffrono di ritardi nella crescita. “La crisi alimentare che sta colpendo il Ciad è cronica”, sottolinea Candida Lobes, operatrice di Msf da poco rientrata dalla sua missione. “Sappiamo già che ci sarà anche l’anno prossimo. I suoi effetti sono sconvolgenti. Nel nostro ospedale arrivano bambini che non riescono più a ridere, giocare, piangere perché sono troppo deboli. In altre parole, non sono più bambini”, conclude Lobes.