Minatori in Sudafrica: con lo sciopero altri 3mila licenziamenti
Lo sciopero dei minatori in Sudafrica e i relativi scontri con la polizia vanno avanti ormai dalla metà di agosto quando 34 minatori, “colpevoli” di richiedere un aumento della paga, sono morti a Marikana sotto il fuoco degli agenti. I licenziamenti sono arrivati in massa, solo oggi altri tremila hanno perso il lavoro. Tremila persone che appartengono a due diverse società e che sono stati licenziati in seguito al protrarsi, appunto, degli scioperi ritenuti illegali dai vertici dell’azienda. Aggiungendo questi ultimi tremila ai precedenti si raggiunge la quota di oltre 15mila licenziamenti. I minatori hanno iniziato con il loro sciopero a oltranza in seguito alla strage compiuta dalla polizia a Marikana: circa 70mila lavoratori si sono fermati facendo così perdere all’industria nazionale (questi i dati forniti dal governo) 415 milioni di euro.
I licenziamenti in massa – A quel punto alcune aziende hanno iniziato a licenziare: prima la Gold One ha cacciato oltre 1400 dipendenti dalla sua miniera di Ezulwini, ad ovest di Johannesburg, dopo che ne aveva già sospesi 1300. La Atlatsa, attiva nel settore del platino, ne ha licenziati più di 2000, infine anche la Amplats ha iniziato con i licenziamenti lasciando senza lavoro altri 12mila dipendenti, più del 40% della sua forza lavoro, a Rustenburg. In quella miniera i lavori sono sospesi dallo sciopero che dura ormai dalla metà di settembre. La principale richiesta dei minatori sudafricani è un aumento della busta paga a circa 12.500 rand, intorno ai 1200 euro al mese.